Novità! Novità! Pare che questa sia l’unica etichetta rivendicata dall’attuale Governo Di Maio-Salvini (con mediazione e rappresentanza esterna Conte) che debba essergli riconosciuta.
In primo luogo perché indiscutibilmente è sempre l’ultimo, “nuovo”, rispetto ai precedenti.
Ma “nuovo” anche perché, sia per la sua formazione, sia per la sua vita e per il suo agire, esso ha comportato “novità” sicuramente più ampie e profonde di quelle introdotte da e con qualsiasi altro governo della nostra Repubblica e magari pure del fu Regno d’Italia (speriamo che per liberarcene non vi sia bisogno di un voto del Gran Consiglio del Fascismo…!!).
Il metodo usato per la formazione di questo Governo è stato, in verità, abnorme. Si può dire, dunque, che l’anomalia ha origine e responsabilità riconducibili a Mattarella. Ma questo non è, né tanto meno vuole essere, un processo, un “capo d’accusa”.
Mattarella, magari col lodevole intento di non sporcarsi le mani, non ha dato incarico a Conte né a nessun altro di formare e presiedere il nuovo Governo, il quale, invece avrebbe fondamento in un complicato giro di incarichi. Ha dato a Di Maio e Salvini l’incarico, previa lettura (che però nega) del “contratto di Governo”, (redatto con scrittura privata non autenticata né registrata) tra i rispettivi partiti e Movimenti, di incaricare qualcuno di farsi incaricare di presiedere il Governo formato dagli aderenti a quel contratto-programma.
Formato il Governo si sono avute difficoltà a trovare qualcuno che potesse figurare come presidente, in buona sostanza un prestanome, che però avesse un aspetto decente e non si cacciasse le dita nel naso.
Il dibattito parlamentare ha riguardato il contratto-programma, già ben noto, non ignorandone la natura contrattuale e forse nemmeno le clausole per risolvere contrasti interpetrativi e di esecuzione.
L’Opposizione è stata, tutto sommato, benevola nei confronti di tutto ciò. Il contrasto durissimo è stato però, in seguito, quello di un’Opposizione che una parte del Governo ha sfoderato nei confronti dell’altra ogni volta che c’è stato un problema da affrontare che quella parte avesse proclamato come “cosa nostra”. Senza timore di equivoci.
Ancor più singolare è il fatto che a stabilire quando uno dei partiti della cosiddetta maggioranza avrebbe potuto considerare “cosa sua” una questione, non è mai stata la competenza di un determinato ministero a trattarla ed il colore e l’appartenenza all’uno o all’altro degli “alleati” (si fa per dire) titolare del ministero stesso.
Salvini ha facilmente realizzato, sin dalle prime battute (o sbattute) delle appropriazioni più o meno indebite di materie da trattare e maltrattare. Sostituendosi al Ministro degli Esteri (chi è?), a quello della Difesa e gli Affari Europei ed a quello della Giustizia, che essendo Bonafede, avrà forse capito di essere solo un quasi sottosegretario.
Alla bravura nell’accaparrarsi le questioni di competenza degli altri, pare sia seguito un successo politico, valutabile dall’aumento delle preferenze di voto per la Lega di Salvini. Di Maio, benchè (o forse perché) ben pettinato e con tanto di cravatta ha perso indiscutibilmente terreno.
Né la cosa si può dire sia dovuta alla mancanza di abitudine a rimanere al proprio posto e a non invadere le competenze (ed incompetenze) altrui. Il fatto è che qualcuno deve aver raccomandato a Grillini e Leghisti di “dare spazio all’Opposizione”. Così ogni questione che viene meno sul tappeto scatena un’Opposizione agguerrita e senza esclusioni di colpi. Né tanto meno con riguardo per le competenze.
Questo è l’aspetto più rilevante. Ed è il vero successo del Governo. Venuto in essere per mancanza di alternative e conseguente garanzia di sopravvivenza per mancanza di un’Opposizione pronta a cambiare ruolo, il Governo Lega-Cinquestelle (che, non so perché qualcuno chiama giallo-verde) sembra si faccia in quattro per mostrare al Paese che non è vero che manchi un’Opposizione capace di sopraffarlo. L’Opposizione c’è ed è sempre agguerrita e scatenata.
Chi è il capo dell’Opposizione? Si direbbe Salvini. Che però aspira al ruolo di capo dell’Opposizione Europea ed anche di qualche pezzo di mondo in più. E di capo del Governo.
I Cinquestelle arrancano Di Maio, pare lo abbia detto anche Grillo, è troppo educatino.
Casaleggio e Grillo gli imporranno un corso accelerato di parolacce e gli manderanno un truccatore per dargli un look più “descamisado”, più aggressivo e credibile.
Così pare che si dovrà andare avanti (è un eufemismo) fino a maggio.
Poi si vedrà. La beffa sarebbe quella che gli Italiani, nel frattempo, possano aver capito che essere pettinati ed a posto con il vestito delle feste non è un demerito, anche se, di certo, non basta.
Ma non voglio nemmeno far sogni ottimistici.
Mauro Mellini