Premessa: lavoro per una società editoriale e sono in piccolo un produttore di contenuti anche io, quindi non sono neutrale.
Altra premessa: è un pezzo lungo.
Ieri il Parlamento Europeo ha approvato una direttiva che dovrebbe portare ad un meccanismo di remunerazione per chi produce contenuti, o comunque ad una restrizione sull’utilizzo delle opere di ingegno.
Il governo legastelluto si è opposto fermamente (ma con scarso successo).
Il Parlamento ha approvato con oltre 200 voti di scarto e l’89% degli italiani (in linea con il resto d’Europa) è d’accordo con la decisione presa.
Questi i fatti.
Vorrei cercare di spiegare perché è giusto che sia andata così, ma non posso ignorare che quelli che strillano contro “l’attentato alla libertà del web” sono gli stessi che prendono decisioni basate su una piattaforma chiusa, gestita da un paio di persone, i cui processi e algoritmi non sono noti e sono tutt’altro che trasparenti, e che serve a prendere decisioni per l’intero Paese. Alla faccia della libertà di opinione, ma ormai sulle incongruenze dei pentastelluti non conviene neanche più perdere troppo tempo, bastano i meme.
La domanda cruciale è la seguente: è giusto che i contenuti (foto, testi, musica etc) presenti sul web possano essere ripresi da chiunque, ed eventualmente essere oggetto di attività commerciale, senza che chi li produce ne abbia un ritorno?
E ancora: libertà di espressione significa anche libertà di riprodurre l’espressione di altri senza riconoscerne il merito ed eventualmente la remunerazione?
Ovviamente la mia risposta è no.
Produrre un contenuto, una foto, un testo, una composizione musicale, richiede un COSTO.
Un costo in termini di attrezzatura, di tempo, di energia.
E richiede anche delle COMPETENZE.
Io so a malapena fare qualche foto e scrivere dei raccontini ma per esempio non saprei comporre un pezzo musicale neanche se comprassi il pianoforte più costoso in commercio.
COSTO+ COMPETENZE compongono il VALORE.
Un valore che varia ovviamente in base alla percezione del mercato.
Posso anche capire (anche se ne soffrirei) che le mie foto non valgano nulla, ma ALLORA mi aspetto che non vengano usate.
Se qualcuno usa una mia foto per la copertina di un libro, vuol dire che ha un valore e io questo valore voglio che venga riconosciuto.
E lo stesso meccanismo deve valere anche se fai semplicemente un richiamo, se pubblichi uno snippet, o insomma se i contenuti vengono utilizzati in qualsiasi modo.
Certo, esiste anche materiale free, se questa è la VOLONTA’ dell’autore: su Google per esempio si possono trovare ottime musiche di sottofondo per i filmati, e ci sono siti interi di foto stock gratuite.
Ma ovviamente il punto cruciale è che oggi le società editoriali (ma anche i singoli individui) investono milioni di euro in tecnologia, in risorse umane, in cultura, e soffrono una pressione violenta del mercato, ed è una pressione che principalmente nasce dall’idea che libero=gratuito, ma non è così.
Io sono libero di andare alla CONAD o a CARREFOUR, ma in nessuno dei due posso portarmi via una bottiglia di cocacola senza pagare.
Il fatto che i contenuti di ingegno ormai siano digitali e distribuibili a costo zero, ha creato questa idea sbagliata, che purtroppo nelle generazioni dei giovani è radicata al punto che nessuno si fa più problemi a scaricare film gratis o musica senza pagare.
La libertà per me è la libertà di scegliere quale campana sentire, io vorrei – e non solo perché ci lavoro – che ci fossero non 100 ma 1000, 10000 quotidiani, radio, siti web, e così via, per avere la libertà di farmi un’idea, e una cultura.
Se si continua, o si fosse continuato, in questa direzione tutti questi produttori di contenuti sarebbero morti più o meno rapidamente, e l’unica libertà rimasta sarebbe stata quella di leggere o non leggere le uniche due o tre fonti sopravvissute.