Alea iacta est. Il dado è tratto.
La vergognosa vertenza che riguarda i lavoratori operatori ecologici di Lampedusa apre ancora una volta i battenti. Inizia la “commedia”. Gli attori sono tutti pronti per calcare il palcoscenico. Il Sindaco affermerà ancora una volta che nelle casse del comune non c’è un euro bucato. Da quel palco si griderà allo scandalo: “un danno all’immagine, di fatto, per Lampedusa che attualmente è invasa dai turisti”. Poi si passerà alle denunce – Carabinieri-Polizia municipale – e perfino la Procura della Repubblica di Agrigento (con tutto il da fare che ha). Nel secondo atto, le aziende ripeteranno il copione già sentito: “il Comune di Lampedusa ci deve un ‘mare’ di mensilità arretrate; come fare. Non possiamo aggiungere alle spese che attualmente paghiamo per nave-contributi.etc gli stipendi. Così facendo possiamo chiudere i battenti.”
Sembra di assistere ad una antica tradizione in viaggio. L’Opera dei Pupi, dell’amico Mimmo Cuticchio, massimo esponente della tradizione dei pupi siciliani, si è trasferita a Lampedusa. I pupi – sostiene Mimmo – sono l’arte di mettere in scena i mille volti dell’umanità con libertà di critica, ma totale rispetto di ogni singolo ruolo, anche nelle sfumature caratteriali. Orlando è Orlando, Rinaldo è Rinaldo, Angelica è Angelica.
Ma torniamo a Lampedusa. Sentite le ragioni del Sindaco Totò Martello, quelle delle aziende, viene da pensare che alla fine le pretese dei lavoratori rasentano la “follia”. Ma cosa pretendono? In virtù di quale “stregoneria” vogliono la retribuzione a fronte di una prestazione? Non gli basta che hanno il “pane garantito”? E poi, cosa vuoi che siano tre, quattro, cinque mesi di arretrati…
Ai lavoratori deve bastare una pacca sulle spalle, specie se proviene da qualche amministratore. Siamo con voi. Le istituzioni sono vicine alle vostre famiglie. Nell’ultimo sciopero i lavoratori hanno ricevuto tanta, ma tanta solidarietà da parte del popolo lampedusano. Una vicinanza sincera e leale.
Sul grande palcoscenico lampedusano, sono assenti gli attori principali. I divi di quella politica regionale, i quali preferiscono esibirsi solo sui palcoscenici delle grandi città. Che importa loro di un piccolo teatro dove vanno di scena pochi lavoratori, attori di se stessi.Che importa se sul quel palcoscenico si assiste ancora una volta alla “corrosione” di quel grande valore, bisogno primario di ogni lavoratore. La retribuzione a fronte di una prestazione.A Lampedusa c’è aria di battaglia
Aldo Mucci