Pare, dunque, che il dott. Di Matteo Antonino, detto Nino, andrà a dare una mano al Governo Lega-Cinque Stelle. C’è incertezza (così mi dicono) o Sottosegretario oppure Capo del Dipartimento del Ministero della Giustizia Prevenzione e Pena. E’ questo il più ambito posto per i magistrati “fuori ruolo” in servizio al Ministero. E’ stato ricoperto normalmente, da Consiglieri di Cassazione idonei alle funzioni direttive (Presidenti di Sezione di Cassazione, Procuratori Generali e Presidenti di Corte d’Appello).
Ma Nino Di Matteo è un’altra cosa.
Quel che potrà essere il posto che sceglierà lui deve andarci. Gli spetta. Metterlo in dubbio sarebbe quasi un “concorso esterno alla mafia”. Perché “è stato condannato a morte da Totò Riina”, “condanna” che, come ci hanno spiegato i mafiologhi della tifoseria palermitana del Nostro, non solo è tuttora efficace, ma la morte di Riina l’ha resa irrevocabile. Poiché dunque, è stato condannato a morte, tutto quello che gli confinfera non può essergli negato. Come se fosse l’ultima sigaretta. Solo che di sigarette “innegabili” Di Matteo se ne è fumate molte. Al concorso per la Procura Nazionale Antimafia si scatenò l’ira di Dio quando, la prima volta, lo bocciarono “benché fosse stato condannato a morte da Totò Riina”.
Quando si trattò di rimanere a Palermo “in trasferta” (a casa sua) ulteriore iradiddio perché invece di “distaccarlo” a Palermo per il processo della famigerata Trattativa avevano semplicemente posticipato il trasferimento.
E poi, quel centinaio, più o meno, di “cittadinanze onorarie” anch’esse da non potersi negare: Ma vi pare! Ad un “condannato a morte”!
Ora, porta al Governo del partito grillino, verso il quale ha da tempo mostrato la sua propensione e le sue aspettative (e ricevuto il cambio tutte le proposte di cittadinanze) la questione della sua nomina, quale che essa sia, non potrà eugualmente essergli negata. Un’altra ultima sigaretta (o piuttosto un grosso sigaro).
Qualche considerazione. E, se me lo permettono, alcuni suggerimenti. Se invece che al Ministero della Giustizia ad occuparsi delle carceri, Di Matteo dovesse andare a fare il Sottosegretario, forse dovrebbe andare al Ministero dell’Interno. Lì c’è la questione di migrati, dello “jus soli” dei permessi di soggiorno. Chi meglio di un cittadino di Cento Città può occuparsi di cittadinanze? Da negare, ovviamente a tutti quelli che o non sono stati condannati a morte, o lo sono stati da personaggi meno carismatici di Riina.
In conclusione. Anche Totò Riina sembra debba dare il suo postumo contributo al Governo Lega-Grillini.
Mauro Mellini