Giustizia Beep Beep

beep beepAccade che non mi trovi a condividere le opinioni, in materia di giustizia, di una persona che stimo e i cui scritti mi onoro di pubblicare. Purtroppo, parlare di mancata affermazione della giustizia e di responsabilità dei magistrati  è argomento assai “spinoso” e, a mio modesto avviso, da lasciar trattare a chi, come nel caso della persona di cui sopra, è un affermato e stimato operatore del diritto.

Eppure, ci sono delle volte in cui anche un profano come il sottoscritto sente la necessità di dover dire la sua, anche se farebbe bene, come da qualcuno “suggerito”, a tenere per sé le proprie opinioni. Ma come si fa a tener per sé le proprie opinioni  quando ti accorgi che la mancata affermazione della giustizia è spesso causata dai tempi biblici della giustizia stessa, dal passo di lumaca che porta a processi infiniti, a prescrizioni, a scarcerazioni per decorrenza dei termini e quanto altro, mentre ci sono procure che invece riescono a muoversi con una celerità da far invidia a Beep Beep, il personaggio dei cartoni animati di Willy il coyote?

Quante volte abbiamo letto di giustizia al passo di lumaca, di boss scarcerati a seguito di ritardi nel depositare le sentenze? E quante volte è accaduto che la vittima di uno stalker, dopo aver invano denunciato il suo carnefice, sia stata aggredita o uccisa?

Bene, la giustizia infinita, quantomeno in alcuni tribunali, a breve verrà relegata nel cassetto dei ricordi. Ci sono toghe e toghe. Toghe che, senza bisogno di rivedere le norme in materia competenze, indagini, dibattimenti e sentenze, riescono – nonostante siano schiacciate da enormi carichi di lavoro – a far fronte e risolvere la  “piccola” giustizia quotidiana, impedendo di far dilatare oltre misura la durata irragionevole di processi che riguardano la maggior parte dei cittadini.

Omicidi, rapine, traffico di stupefacenti, mafia, terrorismo, non sono reati che riguardano la maggior parte degli italiani; perché dunque sottovalutare l’articolo 595 comma 3? Un reato che da quando esistono i blog e i social network  vede spesso i pubblici ministeri evidenziare che per molti imputati la prescrizione è dietro l’angolo.

Nel non lontano 2013, al Tribunale di Palermo, per una causa civile si rischiava di aspettare anche due anni e mezzo, cinque in appello.  Nel penale, l’arretrato era di 52.350 processi. Una vera emergenza. Una tensione, non eliminabile, tra esigenze di giustizia e diritti del cittadino.

Orbene, il concetto di giustizia, che aveva finito con lo svuotarsi non regolando più in tempi accettabili  l’insieme dei rapporti sociali, sembra finalmente poter tornare alla sua forma originaria, punitiva, cautelare, riparativa, e perché no, rieducativa, grazie a un nuovo concetto  in grado di influenzare l’elaborazione del diritto e di quei tempi che da biblici potrebbero in breve raggiungere velocità supersoniche.  Del resto non per nulla viviamo in un’epoca nella quale tutto si muove a una diversa velocità rispetto al passato e nonostante io non sia un giurista, quindi non in grado di proporre un contributo giuridico, non posso fare a meno di lodare quelle toghe che a differenza di altre che impiegano mesi o anni per incardinare un processo penale, nell’arco di pochi giorni – meno di un paio di settimane – dalla presentazione di una querela per il famigerato reato previsto dall’articolo 595 comma 3 (diffamazione) sono state in grado di avviare le indagini preliminari a carico di un soggetto che aveva rilasciato un’intervista e un blogger (saranno solo loro?) che l’ha pubblicata.

Una vicenda che seguiremo con particolare attenzione, visto che – forse unico caso in Italia – per la velocità con la quale si sta muovendo la macchina giudiziaria, meriterebbe l’iscrizione al guinness world record. Sarà interessante conoscere anche l’opinione di insigni giuristi e autorevoli penne del mondo del giornalismo, sulla nuova Giustizia- BeepBeep (che non sta a censurare le parolacce) e su tutti i retroscena che la riguardano.

Gian J. Morici

condividi su:

Lascia un commento