Il Presidente Macron si è infine espresso su quanto succede in Venezuela, ancorché non abbastanza, ma è già qualcosa mentre sembra che l’opinione mondiale sia girata soltanto verso il Medio Oriente e si dimentica che esiste anche l’altro versante dell’Oceano. Trump, a parte, di lui parlano tutti…
Macron ha ricevuto alcuni oppositori al Governo Maduro ed in tal occasione ha espresso la sua “profonda preoccupazione nei confronti della crisi politica, economica ed umanitaria in Venezuela”, aggiungendo i propri dubbi sulla “possibilità di uno scrutinio equo e trasparente, il 20 maggio, nelle attuali condizioni”.
Con la “classe” che lo distingue Nicolas Maduro, che si avvicina a gran passi alle elezioni del mese prossimo, ha reagito dicendo “Me ne infischio di quel che dice Macron”
Non solo! Il presidente venezuelano approfitta del periodo di scioperi che la Francia sta attraversando per infierire a modo proprio accusando Macron “di essere un killer dell’oligarchia finanziaria incaricato di distruggere i diritti sociali del popolo francese”.
Sul fatto che la Francia possa e voglia lamentarsi e manifestare contro le riforme volute dal macroniano governo non ci piove. Ma, diciamolo, i francesi possono manifestare, scioperare, bloccare il paese e non scompaiono, non finiscono in prigione – se non per atti di violenza – e non vengono torturati. Inoltre in Francia abbiamo ancora il pane, e pure la farina per farlo in casa se vogliamo, riusciamo ancora ad avere un tetto sulla testa, talvolta precario, ed i supermercati sono pieni. Elettricità e gas funzionano. I mezzi di trasporto pure, salvo durante gli scioperi di questi giorni.
Unico sostegno al dittatore venezuelano, perché dittatore è, viene da Melanchon, il leader della “France insoumise”, uomo di estrema sinistra e decisamente fuori strada: “Inammissibile l’accoglienza dell’estrema destra del Venezuela all’Eliseo. Impudente lezione di democrazia da parte di un paese in piena crisi di autoritarismo”, ha twittato.
Peccato per Melanchon che i tre oppositori non siano degli estremisti di destrama degli oppositori democratici al regime di Maduro, attualmente ricevuti da diversi dirigenti europei. Si tratta dell’ex sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, dell’ex presidente del Parlamento venezuelano Julio Borges, e di Carlos Vecchio, coordinatore politico di Voluntad Popular.
Peccato che forse non si sappia abbastanza, Melenchon compreso, che l’ex sindaco di Caracas, nel mirino di Maduro, sia riuscito a lasciare il Venezuela e stia chiedendo una azione internazionale contro il dittatore che ha portato allo stremo il paese dove ora regna la corruzione, dove la popolazione manca disperatamente di cibo e di farmaci, dove l’elettricità viene a mancare diverse ore al giorno.
Peccato che non si dica che i venezuelani che si trovano all’estero non riescono a farsi rinnovare il passaporto perché trovano porte chiuse alle Ambasciate. Fortunato chi ha doppio passaporto almeno non diventa clandestino in territorio estero, si trova in un limbo o purgatorio che sia senza contare che i contatti con le famiglie sono resi sempre più difficoltosi dalla mancanza di connessioni telefoniche.
La morale in tutto ciò? Macron, ora girato verso la Siria, che giustamente necessita aiuto, potrebbe allargare i propri orizzonti poiché vuole riportare al Francia sul podio delle relazioni internazionali ed avere una visione a 360 gradi. Che risponda più duramente a Maduro, il quale non lancia bombe chimiche contro la sua popolazione ma la affama. L’estrema sinistra francese, rappresentata da Melenchon, prenda veramente le difese del popolo, quello venezuelano compreso, oppure taccia per pudore.
Last but not least, che la Comunità Internazionale intervenga rapidamente e con vigore perché le elezioni farsa del 20 maggio rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione.
Luisa Pace