Sulla vicenda della mancata restituzione dei fondi parlamentari da parte del M5S la mia posizione oscilla furiosamente tra lo “sticazzi” e il “ve l’avevo detto”, e comunque trovo tutto molto ridicolo, sia la campagna stampa che si sta facendo, sia lo stridio delle unghie sugli specchi da parte del “movimento”. Sono altri, e ben più gravi, i motivi per cui non bisognerebbe votare i pentastelluti, non certo per quattro soldi che mancano all’appello.
Tuttavia questa vicenda è una cartina di tornasole abbastanza efficace per farci ragionare – se vogliamo pensare alla politica con la testa e non con la pancia – su un paio di cose. La prima, è che il M5S non è assolutamente in grado di controllare i suoi candidati, né nella fase di selezione (d’altronde, quando il caro leader Di Maio prende 490 preferenze, si capisce che la base non è così coinvolta), né nella gestione e tanto meno nelle promesse. I disastri di Roma, Parma, Ragusa, etc lo evidenziano chiaramente: il M5S non solo non ha una classe dirigente (se si eccettuano un programmatore neanche tanto bravo e un comico genovese pregiudicato) ma neanche una classe intermedia. Anzi: non ha proprio una classe.
Sono un gruppo di sbandati catapultati per pura fortuna nella politica locale e nazionale, senza competenze, e senza neanche cultura, capacità, morale. E non basta dire: avete rubato per venti anni etc etc etc per diventare improvvisamente i salvatori della Patria. Primo perché non è vero che “tutti sono ladri”, secondo perché anche se fosse, meglio dei ladri capaci che degli onesti senza competenze amministrative. E magari chiediamo a Marra se sono tutti onesti, oppure che so, all’europarlamentare Borrelli che ha fatto assumere la fidanzata a Bruxelles da un’altra deputata, in perfetto stile prima repubblica, che poi i soldi li restituisci pure, ma se poi ti porti a casa un altro lauto stipendio, magari mi stai prendendo un po’ per il culo. O no!?
Fare i duri e puri in una (deo gratia) Repubblica Parlamentare dotata finché ce l’abbiamo dell’art. 67 della Costituzione, semplicemente non è possibile, e più parlamentari porterà il M5S a casa, più si moltiplicheranno questi casi, perché senza una cultura politica e morale, l’unico modo per fare i puri e duri è di organizzare una bella dittatura. La seconda è che su questo punto, su cui i pentastelluti si stanno immolando (“se sono tutti uguali, perché dovrei voltare proprio loro?”) il livello di demagogia è massimo. E’ un elemento portante della loro strategia assolutamente irrilevante e senza costrutto politico, parliamo di quattro soldi, nel mare magnum del bilancio italiano, che non hanno alcuna rilevanza economica, non servono a niente, e il fatto che alla fine 6 o 7 milioni di euro siano stati impiegati nel microcredito, vi fa capire quanto sono ridicole queste prese di posizione: non ci prendiamo in giro, qualsiasi parlamentare di una qualsiasi sperduta provincia italiana è in grado se vuol di portare a casa molti più soldi, semplicemente lavorando bene con le imprese locali, cercando di capire le esigenze del territorio.
Sette milioni di euro sono “peanuts”, non vale neanche la pena fare un comizio per raccattarli, non servono a niente, nell’ambito del Paese. Eppure sono anni che i pentastelluti ci triturano i maroni con la restituzione dei soldi, che ognuno (ovviamente…) interpreta come vuole: c’è quello che restituisce parte dello stipendio ma si tiene i rimborsi, c’è quello che si dimentica, c’è quello che purtroppo infatti avevo il mutuo scusate, e quello che si dimette da Europarlamentare per motivi di salute ma non è che se ne va a casa, no, cambia partito. Giustamente qualcuno si chiede se negli altri partiti ci siano più dottori: diciamo che visto il livello medio di istruzione del M5S se dovessi farmi curare preferirei decisamente andare da Forza Italia.
Insomma, tutto questo can can per quattro soldi che neanche sono riusciti a mettere insieme come avevano promesso. Dice: sarà un boomerang per gli altri partiti. Po’ esse. Ma intanto, per il momento, chi non mantiene promesse fatte per convincere gli elettori di essere “meglio” siete voi. Poi si vedrà. Un’ultima considerazione: non solo la restituzione degli emolumenti è demagogica, populista, incontrollata e incontrollabile.
E’ anche SBAGLIATA: eticamente e politicamente. Perché vedete, se uno come Di Maio che da piccolo faceva lo steward al San Paolo può permettersi di non lavorare e andare in giro a fare comizi, è proprio perché lo status di politico viene riconosciuto con un’alta retribuzione. Questo non è un piacere, ma una necessità. Se i parlamentari non avessero la possibilità di guadagnare bene e di non lavorare per anni, il Parlamento sarebbe in mano solo ai Berlusconi o a agli Agnelli, a gente che di soldi ne ha talmente tanti da poter smettere di lavorare in qualsiasi momento, e in questo modo decidere di governare certamente non per il bene collettivo, ma per quello personale e del loro ceto sociale.
Invece (deo gratia again) in questi 70 anni di Repubblica abbiamo avuto sì in Parlamento nani e ballerine, ma anche persone di grande cultura politica che però senza gli emolumenti parlamentari e i rimborsi elettorali non avrebbero potuto mai diventare Senatori o Deputati e quindi rappresentare tutte le fasce sociali e politiche del Paese. Per questo ogni qual volta si parla di ridurre o eliminare i rimborsi elettorali o gli stipendi parlamentari sento immediatamente il puzzo acre della demagogia arrivarmi addosso, perché i partiti politici avranno sì molte storture, ma finora sono stati in grado di garantirci decenni di stabilità, prosperità economica e pace, e non li vorrei MAI e dico MAI sostituire da una vaga piattaforma informatica controllata da due persone. La mia idea di democrazia è molto diversa.
Rodocarda