Dopo due anni in Zimbabwe, in Tanzania sarà impegnata nella lotta all’Hiv, in un Paese in cui 1.400.000 persone ne sono affette: «Fare il medico in Africa significa farlo al cento per cento»
Ragusa, 29 gennaio 2017 – Maria Chiara Frasca parte martedì 30 gennaio per la Tanzania, dove sarà impegnata come infettivologa all’interno di un importante progetto di Medici con l’Africa Cuamm di lotta all’Hiv a Songambele, cittadina nel nord del Paese.
Trentacinque anni, originaria di Vittoria (RG), Maria Chiara Frasca non è alla sua prima esperienza in Africa. Dopo la laurea in Medicina e la specializzazione in Infettivologia a Catania, infatti, è partita per loZimbabwe, dove per due anni ha lavorato come medico in un ospedale in cui era già stata in diverse missioni nel corso degli studi.
«In Zimbabwe – spiega Maria Chiara Frasca – per due anni ho lavorato in un ospedale rurale da 100 posti letto, in una delle zone più isolate del Paese, da sola con altri due colleghi, alle volte solo uno. Sono stati due anni meravigliosi e facevo di tutto: dalle visite in ambulatorio, ai cesarei. Dopo due anni così, ho pensato che volevo continuare a lavorare in Africa, ma facendo l’infettivologa, che è la mia specialità. Così ho visto la posizione aperta di Medici con l’Africa Cuamm per un progetto di lotta all’Hiv/Aids in Tanzania e ho pensato che fosse proprio adatta a me. Parto perché per me fare il medico in Africa significa farlo al cento per cento del suo significato. Anche il rapporto che si instaura con i pazienti è di scambio sincero e, lavorando nelle aree rurali, ci si sente davvero utili, si sente di essere lì per qualcuno che ha bisogno. In Tanzania mi troverò in un contesto molto diverso dalle mie abitudini, ma la cosa non mi preoccupa. In Italia mi sono sempre occupata del tema dell’Hiv, quindi per me questo nuovo progetto è molto stimolante. E poi lavorerò molto con il personale locale, nello stile del “con l’Africa” del Cuamm e penso potremo fare grandi cose insieme».
Maria Chiara Frasca si inserisce all’interno del progetto di “test and treat” dell’Hiv/Aids in una delle zone più povere della Tanzania, paese in cui 1.400.000 persone sono affette dal virus e in cui, in cinque anni, attraverso la creazione di una rete capillare di centri di salute e gruppi di aiuto comunitari sul territorio, si punta a sottoporre al test per l’HIV 300.000 persone e metterne in trattamento 20.000 sieropositive.
È possibile sostenere il lavoro dei medici del Cuamm con una donazione su c/c postale 17101353 e online su www.mediciconlafrica.org. Con 5 euro è possibile garantire un test per l’Hiv.
L’APPROCCIO TEST & TREAT IN TANZANIA
L’approccio del Test & Treat (test e traattamento) è oggi il più innovativo, suggerito anche dalle linee guida internazionali. Diversamente da quanto si fa oggi in Tanzania e in molte parti dell’Africa, infatti, questa modalità di cura si propone di mettere in trattamento con i farmaci antiretrovirali tutti i pazienti che risultano positivi al test per l’Hiv, non solo quelli con il sistema immunitario gravemente compromesso. In questo modo si può garantire una maggiore certezza nella prevenzione della diffusione del virus, oltre che un miglioramento delle prospettive di vita dei pazienti. In Tanzania 1.400.000 persone sono sieropositive e solo nel 2015 si sono registrati 54.000 nuovi casi, con 36.000 decessi.
MEDICI CON L’AFRICA CUAMM
Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio, anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti. Oggi Medici con l’Africa Cuamm è impegnato in 7 paesi dell’Africa sub-Sahariana: Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda.
Con oltre 1.600 operatori sia europei che africani appoggia 19 ospedali, 45 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, tubercolosi e malaria, formazione), 3 scuole infermieri e 1 università (in Mozambico).