Riceviamo e pubblichiamo la nota del Professor Antonio Vaccarino in merito al processo “Stato-Mafia”. Un processo durato quasi cinque anni e che vede a fine requisitoria i pubblici ministeri Di Matteo, Del Bene, Teresi e Tartaglia, chiedere quasi le stesse pene per sanguinari mafiosi e uomini delle istituzioni, come nel caso dell’ex generale Mario Mori per il quale l’accusa chiede una condanna a 15 anni, e il boss Leoluca Bagarella, per il quale sono stati chiesti 16 anni di reclusione.
Già in passato, più volte avevamo evidenziato come un’eventuale trattativa, finalizzata al mettere la parola fine alle stragi, fosse una strategia comunemente adottata da tutti i governi del mondo, ogniqualvolta si era reso necessario un compromesso pur di raggiungere un obiettivo nell’interesse dello Stato. Non ultima – per l’Italia – quella riconducibile ad un accordo con i Dabbashi che – da criminali artefici di traffici umani – sarebbero stati legittimati e finanziati allo scopo di contenere – ricorrendo anche a stragi – il fenomeno dell’immigrazione dalla Libia. Ci sarà mai un’inchiesta su “trattative” di questo genere? Resta inoltre da capire come mai tanto dispendio di energie e denaro in anni di udienze finalizzate a scoprire i “colpevoli” di una eventuale trattativa allo scopo di fermare le stragi, non siano state indirizzate alla ricerca di chi eventualmente volle quelle stragi…
“Se ad un Pubblico Ministero che processa Generali ed ex Ministri e, seppur di striscio, il Presidente della Repubblica – scrive il Professor Vaccarino – è consentito di preannunziare il proposito di diventare il Ministro della Giustizia, può il semplice cittadino italiano osare , senza incorrere in un qualche reato di attentato alla regalità, di porsi delle domande ad alta voce? Bastasse solo la capacità delle corde vocali si sentirebbe un urlo dalle Alpi alle piramidi e dal Manzanarre al Reno!
Invece, purtroppo, corre e s’impone, come un baleno, un grido di dolore per la condizione assurda nella quale si ritrova la Giustizia. Un plotone di esecuzione reclama , novello quartetto cetra dall’ugola stonata, praticamente la soppressione fisica degli imputati. Considerandone i dati anagrafici inclementi. Ciò nella foga vendicativa contro Guardie e ladri nella bolla assurdamente comune.
Napolitano, Mancino, Mori, Subranni, De Donno….assieme a Ciancimino e, sempre più giù nella cloaca mefitica, Riina, Bagarella e sodali! Con tutta la venerazione dovuta e sentita per l’Eroe Falcone, così battagliando la mafia, si potrebbe immaginare una sua comune panca con Buscetta? Non esiste blasfemia più dissacratoria.
Eppure è innegabile che lo Stato ha trattato con i criminali mafiosi con la legge sui cosiddetti pentiti. Trattativa fu! Legge che consentì a Giovanni Falcone, assieme a Paolo Borsellino, di segnare la svolta definitiva del secolare cancro mafioso. Quello che aveva insanguinato l’Italia intera disonorandola agli occhi dell’opinione pubblica mondiale.
Storceranno il naso gli antimafisti , potenziali disoccupati? Diranno che la mafia ha soltanto cambiato rappresentazione e vestiti? Che le nuove caratteristiche si sono subdolamente introdotte nelle imprese? Che non cercano appoggi nei politici perché lo sono divenuti essi stessi? Nuovi gravi pericoli. Certamente. Ma, con più certezze, nessuno può disconoscere che morti per le strade non se ne vedono più. Che Fedeli Servitori dello Stato non sono stati più iscritti negli elenchi degli Eroi per forza. E i bravi Magistrati operano “In nome e per conto del Popolo Italiano” senza calcare palcoscenici , senza pontificare nei talk show! Che significa nient’altro che…trattativa spettacolo!
Spettacolare, e non solo purtroppo – prosegue Vaccarino – è l’urlata considerazione che i Giudici che hanno assolto nei precedenti processi il Generale Mori …hanno sbagliato! Ma, non si era conclamato il principio secondo il quale le sentenze non si criticano? O è, questa , un’imposizione per i comuni cittadini e soprattutto per i Politici e per gli Amministratori, ai quali, invece, si consente, di affermare con ostentata genuflessione che “hanno fiducia nell’operato della Magistratura? Salvo poi ad essere ugualmente schiacciati dalla stessa, considerato che il tempo da torto a tutti, meno che ai Pubblici Ministeri che fanno pure cadere i Governi Democratici e, se per errore o in malafede, …la promozione è assicurata!
Se migliaia di Famiglie soffrono la fame perché il sistema Saguto ha portato sul lastrico imprese, industrie e commerci che assicuravano posti di lavoro. Non sarebbe stato più giusto che la scure della Giustizia colpisse soltanto i veri colpevoli? Garantendo legalmente lo Stato quel che la mafia garantiva con delittuose modalità? Quando il Giudice Giovanni Falcone incriminò per calunnia il finto pentito Pellegriti quanti attacchi subì, magari da molti che continuano a tributargli onori da morto? Ma , anche a Giovanni Falcone erano state indirizzate accuse tanto assurde quanto pretestuose.
NO ! Signori Pubblici Ministeri , ci si può pure esporre a “pericoli” di inciampi giudiziari ma, non dissentire alla ostentazione di tanto prepotere, equivarrebbe omologarsi al colpevole servilismo di chi s’inchinava ai don vito e ai don peppe della nostra infausta storia . Non possono e non debbono i Magistrati della Pubblica accusa chiedere condanne ai Giudici sottolineando che altri loro Colleghi hanno sbagliato assolvendo! Perché le sentenze si appellano ma non si criticano. E se le assoluzioni del Generale Mori non sono state appellate, ancora di più è inaccettabile che gli stessi Magistrati Inquirenti si rivolgano a Quelli Giudicanti con tali modalità a dir poco inquietanti.
Il chirurgo che usa il bisturi e si disorienta appena creato lo squarcio uccide il malcapitato. Il Magistrato che non fonda su salde prove di accusa le ragioni del processo massacra la Giustizia, soprattutto se pretende di limitare la libertà dei Giudici. E gli errori giudiziari , in mala o buona fede che siano, non colpiscono soltanto il mondo familiare dei condannati ingiustamente ma producono una ferita sociale non cicatrizzabile. Chi, con il Prefetto Mori, ha avuto l’onore di servire lo Stato può testimoniarne l’assoluto ancoraggio alla scrupolosa osservanza delle leggi, la condanna di ogni forma di trasgressione alle stesse. L’amore per la Patria che ha contribuito a liberare dal cancro mafioso.
Per tali ragioni – conclude Antonio Vaccarino – Iddio non potrà permettere qualunque abominio giudiziario a suo danno e di Chi , assieme a Lui, ha vissuto questi valori.