Segnalata da più tempo la presenza anomala di un parlamentare nel palazzo di Giustizia cosentino. Ma non può e non ci deve essere riguardo per certi fenomeni. L’avversario non è un naturale interlocutore come vogliono le regole della democrazia, ma è un ostacolo da abbattere.
Il Sindaco di Rende, Marcello Manna, imputato nel processo per la mancata bonifica di contrada lecco segnala una presenza anomala nel Palazzo di Giustizia cosentino.
Il Sindaco, infatti, ha dichiarato : “E’ tema delicato e di massima importanza: c’è qualche parlamentare che pensa di fare carriera o di ripresentarsi alle elezioni entrando in qualche stanza del tribunale e denunciandomi per un problema che risale a molti anni prima della mia investitura a sindaco, ma affronteremo a testa alta questa situazione.”
Nella Città di Cosenza e nell’area Urbana gli Avversari, non sono naturali interlocutori come vogliono le regole della democrazia, ma ostacoli da abbattere.
Ma non può e non ci deve essere riguardo per certi fenomeni.
Vorrei richiamare alcune frasi del procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, intervenendo al convegno “Giustizia penale e informazione giudiziaria” organizzato dall’Università di Firenze.
«Il nostro è un Paese estremamente diviso, estremamente impegnato in contrasti politici, economici, sociali: la giurisdizione non solo risente di questo, ma le indagini e i processi diventano strumento di questo».
«Il problema consiste nelle caratteristiche peculiari della nostra lotta politica senza regole, senza limiti, senza attenzione per l’interesse generale: l’avversario non è un naturale interlocutore come vogliono le regole della democrazia, ma è un ostacolo da abbattere”.
Queste considerazioni, a chi non è informato della realtà delle situazioni, degli episodi, della loro frequenza se non da una stampa complementare e fiancheggiatrice del dissesto costituzionale per via giudiziaria potranno apparire irriguardose ed esagerate. Ma non può e non deve essere riguardo per certi fenomeni . Né tale riguardo può in nessun caso rappresentare un contributo al retto funzionamento della giustizia ed alla compostezza della funzione dei magistrati. Al contrario ne sono uno stimolo a sempre maggiori devianze. C’è poi un atteggiamento largamente diffuso: quello della comprensione ( che è invece totale incomprensione) di questi fenomeni di progressiva brutale sopraffazione di ogni limite nella divisione dei poteri e nella strumentalizzazione della giustizia, fatta, nel migliore dei casi, “strumento di lotta”, alle emergenze vere e supposte .
Il Presidente dell’ Associazione Legalità Democratica
Avv. Maximiliano Granata