Agrigento:“La più bella fra le città dei mortali”. Così la definiva Pindaro. E te lo ripeti mentre osservi le strade semivuote, le vetrine dei tanti negozi del corso principale che hanno chiuso i battenti. Continui a ripetertelo mentre inciampi nei sampietrini sconnessi della via Atenea, mentre stai scivolando sul guano degli uccelli che la sera trovano riparo sugli alberi dei giardinetti comunali di Porta di Ponte, che, con molta presunzione, continuano a chiamare villette.
“La più bella fra le città dei mortali”, continui a dirti mentre sali a bordo di uno dei mezzi dell’azienda Trasporti Urbani Agrigento (T.U.A.). La prima impressione che ne hai, è quella di trovarti in una qualche zona sperduta del terzo mondo. Qui l’obliteratrice è roba da fantascienza. Il biglietto te lo deve annullare il conducente. Ti chiedi se lo bucherà con i denti e se li ha lunghi come quelli del conte Dracula.
Nell’attesa che ti strappi il biglietto (la moderna obliteratrice dell’azienda della città conosciuta in tutto il mondo – pensa ancora qualche illuso – per la sua Valle dei Templi) guardi il parabrezza lesionato dell’autobus e ti chiedi: ma un mezzo privato, con il parabrezza rotto, lo revisionerebbero e lo lascerebbero circolare?
Tra una buca, uno scossone e l’altro, osservi le tante lucine colorate che si accendono. No, non sono quelle degli addobbi natalizi o dell’albero di Natale che solitamente negli altri comuni trovi in più piazze. Sono le lucine verdi, gialle e rosse che danno una nota di colore al cruscotto dell’autobus, indicando eventuali avarie. E su questi mezzi, se ne accende qualcuna di troppo.
“La più bella fra le città dei mortali”, continui a dirti, mentre ascolti due passeggeri che parlando tra loro si raccontano del licenziamento di nove dipendenti della T.U.A. la Trasporti Urbani Agrigento, creata dalla SAIS (Servizio di linea regionale) per gestire il trasporto locale nella città dei Templi, a seguito di contestazioni disciplinari riferite a diversi mesi addietro. Le motivazioni sarebbero diverse; si va da quella del conducente che non avrebbe controllato il possesso del ticket del passeggero, a quello che avrebbe lucrato sul biglietto venduto a bordo (storie che avrebbero fruttato pochi centesimi, al massimo un paio di euro), per arrivare all’autista che avrebbe sostato non al capolinea, bensì ad un’altra presunta fermata.
Allo stato attuale, il licenziamento riguarderebbe nove dipendenti dell’azienda, su un totale di ventiquattro. Ma si parla già di altri licenziamenti a breve.
Inutile chiedersi come mai l’azienda abbia impiegato mesi prima di contestare i fatti ai propri dipendenti, né come mai si sia fatto ricorso ai licenziamenti per presunti fatti (che saranno certamente contestati e oggetto di ricorsi) che nella maggioranza dei casi potevano essere oggetto di altri più modesti provvedimenti disciplinari. La T.U.A. non essendo né mia né nostra, agisce così come indicato dal suo nome.
Altrettanto inutile chiedersi come possa sopperire alla carenza di organico dopo i licenziamenti, tanto più che proprio a causa della carenza di personale l’azienda, in barba alle vigenti normative, pare utilizzasse già personale distaccato della SAIS (società madre) costringendo i lavoratori a doppi turni di guida, tant’è che proprio a seguito di questi e altri fatti, della vicenda è stato interessato l’Ispettorato del Lavoro.
Appare ovvio come taluni aspetti di questa intricata vicenda non possano essere appurati dal solo Ispettorato del Lavoro che non avrebbe la possibilità di fermare gli autobus della T.U.A. per verificare se l’autista in quel momento risulta essere dipendente della SAIS o dell’azienda Trasporti Urbani Agrigento. Così come non è compito dell’Ispettorato verificare le condizioni in cui versano i mezzi, assicurarsi del buon funzionamento degli impianti, dello stato d’usura dei pneumatici etc. Per effettuare un controllo adeguato, sarebbe necessario un intervento congiunto dell’Ispettorato e della Polizia Stradale.
Agrigento è “la più bella fra le città dei mortali”, continui a ripeterti, mentre ti chiedi se l’autista, oltre a fungere da obliteratrice, ha anche titolo per eventualmente chiederti un documento d’identità e sanzionarti, qualora tu non fossi in possesso del titolo di viaggio.
Premesso che in Italia nessuno è obbligato a portare con sé i documenti, il controllore in servizio ha il potere di chiedere al passeggero l’esibizione del biglietto e se questi ne è sprovvisto il controllore tira fuori dalla tasca il libretto delle multe e la penna e chiede al viaggiatore di fornire le proprie generalità – non l’esibizione di un documento d’identità –al fine di elevare la multa. Dinanzi l’eventuale diniego da parte del passeggero a fornire le proprie generalità, il controllore in servizio può intimare a questi di scendere dall’autobus e attendere la prima pattuglia di forze dell’ordine per procedere alla sua identificazione.
Ovvio che prima ancora di fornire le mie generalità, pretenderei di sapere a chi le sto declinando, chi è e con quale qualifica me le sta chiedendo.
Detto questo, solitamente, il titolo di viaggio sui pullman di città viene richiesto da un controllore incaricato dall’azienda. Solitamente sale ad una fermata casuale e controlla tutti i biglietti di coloro che sono all’interno dell’autobus. Solitamente sui pullman a lunga percorrenza, o anche quelli di linea che però escono fuori dalla città, il controllo dei titoli di viaggio può essere effettuato dall’autista al momento che il passeggero sale sul mezzo.
Un controllo assai difficile da realizzare in ambito urbano in assenza dell’obliteratrice, dove ad ogni fermata, a poche centinaia di metri l’una dall’altra, in qualsiasi città – che non sia la più bella fra quelle dei mortali – sarebbe impensabile che si possa rallentare il traffico a causa di autisti-obliteratori-controllori di mezzi urbani.
Stando a sentire i discorsi tra passeggeri, tra le tante inadempienze da parte dell’azienda (quali quelle attualmente oggetto di verifiche da parte dell’Ispettorato del Lavoro) ce ne sarebbero anche alcune che riguarderebbero le tratte extraurbane, come, per esempio, quella della coppia di autisti, obbligatoria su percorsi quali l’Agrigento-Roma, che dovrebbe formarsi entro i 50km dal punto di partenza e non a centinaia di chilometri, come sembra accada attualmente, visto che il secondo autista pare salga a bordo a Catania.
Se rispondesse a verità che i conducenti degli autobus della T.U.A. sono sottoposti a doppi turni, c’è da chiedersi se stress e stanchezza non finiscano con il mettere a rischio l’incolumità tanto degli autisti quanto dei passeggeri e di chiunque altro si trovi per strada.
Ma chi controlla un’azienda che non ha neppure controllori?
“La più bella fra le città dei mortali” sembra essersi fermata ai tempi di Pindaro, con uno stato sociale e un servizio di trasporto pubblico da terzo mondo.
Ma è Natale e se anche la città sembra sempre più buia e deserta, provate a prendere un autobus urbano, le luminarie sul cruscotto, gialle, rosse e verdi, vi ricorderanno le luci degli addobbi natalizi delle altre città…
Gian J. Morici