Ho inteso ieri sera Vittorio Sgarbi parlare dell’aggressione bigottamente stupida nei suoi confronti degli “Sciacalli dell’Antimafia” Cinquestelle. E di altre cose.
Vittorio Sgarbi, tanto per non abbandonare un argomento su cui ho insistito nei giorni scorsi, non è tanto un “liberale rivoluzionario” al cui paragone cade nel ridicolo la “rivoluzione liberale” di Berlusconi. Sgarbi è la rivoluzione liberale. Che, purtroppo, sembra proprio che con Sgarbi cominci e sia destinata a finire.
E’ la rivoluzione della cultura contro l’incultura, i luoghi comuni, le pretese becere dei cultori cretini dei luoghi comuni. E Sgarbi delle reazioni brusche, “smodate”, del (all’occorrenza) turpiloquio televisivo è l’indignazione necessaria, rivoluzionaria, della cultura contro la supponenza stupida e vigliacchetta dell’incultura e delle sue giaculatorie.
Detto questo, che è quanto, anche al di fuori di questa occasione non può farsi a meno di dire, devo solo aggiungere che sul caso Di Matteo, Sgarbi non solo non ha ecceduto nei suoi puntuali giudizi, espressione di una ragione che rifiuta di farsi succube e partecipe del degrado intellettuale e politico. E’ stato fin troppo “moderato”!
Sgarbi fa grazia a Di Matteo dell’organizzazione della pagliacciata delle “cittadinanze onorarie”, che non può essere stata tirata così a lungo senza che egli vi prestasse qualcosa di più di una adesione. Ma soprattutto ha risparmiato e risparmia a Di Matteo l’irragionevolezza della pretesa “condanna a morte” da parte di una mafia, che di certe gaffe di quel magistrato non ha potuto che avvantaggiarsene. Così ha pure risparmiato a Di Matteo la sua parte dell’assurdità della persecuzione giudiziaria della pretesa trattativa Stato-Mafia, del fatto di considerarla reato (e quel reato) e aver così assecondato i livori che tale trattativa avrebbe lasciato tra i mafiosi per non essere essa stata mandata in porto dai rappresentati dello Stato, perseguiti da Di Matteo ed altri consimili magistrati per un fantasioso reato di “tentativo di resa di fronte al nemico in campo aperto…”.
E Sgarbi è stato ed è particolarmente generoso con i Consiglieri Comunali del Centrodestra, per non parlare dei diessini, che precipitosamente hanno aderito alle proposte dei Cinquestelle dei conferimenti delle cittadinanze onorarie, per un’evidente vigliaccheria di fronte alla prospettiva di incorrere nei fulmini di una inquisizione antimafiosa quale quella che oggi attacca lui, Sgarbi.
A Vittorio tutta la nostra solidarietà. Della quale non ha certo bisogno. Perché in realtà siamo noi ad aver bisogno di poter essere solidali con qualcuno come Sgarbi.
Con Sgarbi, ché altri come lui non se ne vedono in giro.
Mauro Mellini