Ognuno può pensarla come vuole del settimo Presidente della Repubblica Italiana, Francesco Cossiga. Ma nessuno può negare che è stato l’unico e, purtroppo tutto lascia ritenere anche l’ultimo, che ha fatto sentire al C.S.M. ed a tutta la magistratura essere lui il Presidente di quel Consiglio e di saperne domare le irrequietezze e la gran voglia di debordare dai limiti delle sue funzioni. Quando il C.S.M. mise all’ordine del giorno una “mozione di sfiducia” o, se si vuole, di censura per il Presidente del Consiglio Craxi che si era espresso duramente sul caso Tortora, si insediò a Palazzo dei Marescialli (dove ci sono ancora i mobili, che arredano una saletta che vi fece portare dal Quirinale), e chiamò un Colonnello dei Carabinieri con un buon nerbo di militi, minacciando di far arrestare i Consiglieri se si fossero azzardati a discutere quella mozione totalmente al di fuori delle loro competenze. Funzionò. Dissero che era matto. Capita a molti che fanno le cose più ovvie. Ma funzionò.
Sperare che Mattarella, l’undicesimo Presidente, si presenti al Palazzo dei Marescialli accompagnato da un maresciallo delle Guardie Forestali ad intimare a Legnini ed ai Consiglieri “togati” e “laici” di smetterla di giuocare ai legislatori discutendo al Plenum il progetto di legge sul Kidnapping giudiziario di stampo sado-antimafioso, è evenienza che la più sbrigliata fantasia non oserebbe formulare.
Eppure anche oggi si consuma a Piazza Indipendenza un ennesimo scantonamento dei magistrati, stavolta riuniti (ne sono la maggioranza) in quel Consiglio che dovrebbe curare la loro assunzione, le loro carriere, le loro destinazioni, e, ahimè, la loro disciplina.
Il C.S.M. non trova nulla da ridire se un magistrato, millantando di essere stato condannato a morte, anziché premiato dalla mafia per essersi quanto meno lasciato abbindolare da un pentito fasullo, insistendo sulla sua “attendibilità” anche di fronte a ripetute ritrattazioni, lasciando realizzare uno dei più clamorosi depistaggi della storia italiana, si è dato a sconce manifestazioni di una sua sospettosa apologia organizzata da un partito, facendosi “trasferire per percepire l’indennità di trasferta rimanendo dove era”. Questo il C.S.M. non lo ha visto. Come non ha visto strafalcioni e bojate dei generi più diversi commessi da magistrati in varie parti d’Italia.
Ma trova il tempo di approntare un progetto di una legge vergognosa, che istituisce, di fatto, la “pena accessoria”, anzi, un’altra “misura di prevenzione” da applicare magari, di fatto, anche ai sospetti e sospettabili di mafia, strappando loro i figli, come una volta facevano i Turchi per rifornire di futuri soldati il Corpo dei Giannizzeri, o come faceva la Chiesa strappando i fanciulli ai genitori Ebrei, perché battezzati in segreto da qualche servetta bacchettona.
Cossiga avrebbe mandato i Carabinieri a “prevenire” quella invasione di campo per realizzare il vergognoso obbrobrio.
Va detto, per riconoscere il dovuto ad una figura che si vuol far passare per un “picconatore” delle istituzioni democratiche, che fu l’ultimo che “le difese a viso aperto”.
Se qualcuno ritiene che Mattarella abbia qualche possibilità di rendersi conto di quello che sarebbe oggi il suo compito, lo dica ad alta voce. Lo gridi, lo invochi. Nulla ha da rimanere intentato di fronte a qualcosa che tutti ci coinvolge e ci fa restare sopraffatti dalla vergogna.
Mauro Mellini