E’ opinione diffusa che la Green economy non sarebbe proprio al centro dell’agenda politica. Ed è appunto per tali ragioni che i programmi dei partiti caratterizzati dall’idea innovativa della società potrebbero fare la differenza! Come è possibile verificare dalla lettera a Renzi, pubblicata nel 2015, è da sempre l’idea costitutiva di ConfimpresaGreen che ha nel suo dna lo sviluppo secondo principi di sostenibilità e di tutela dell’ambiente con la mission di superare le problematiche e i limiti connessi a un “certo ambientalismo” di maniera. I maggiorenti della politica di ogni colore sembrano distanti dalle predette istanze. Riservano ai temi della green economy (energie rinnovabili, risparmio energetico, e cambiamenti climatici, riciclo dei rifiuti ed economia circolare, mobilità sostenibile, agricoltura di qualità ecologica, eco – innovazione e biodiversità) uno spazio davvero risicato (inferiore all’1%). Sono dati che emergono da indagini realizzate nell’anno in corso dall’Osservatorio sviluppo sostenibile e ambiente nei media e da Demetra opinioni. Non si tratta di un atteggiamento diffuso in altri Paesi: Macron ha informato la campagna elettorale con la priorità “transition ecologique” e il segretario XI Jinping nel suo rapporto al Congresso del Partito comunista cinese ha parlato di ambiente (89 volte) molto di più di quanto abbia citato i temi dell’economia. Tuttavia è possibile recuperare il ritardo in vista delle prossime elezioni presentando all’elettore un programma di proposte prioritarie per la Green economy. In linea con i principi ispiratori delle “Politiche di coesione” dell’UE, evidentemente proiettate verso la sostenibilità insieme ad agricoltura ed ambiente. D’altrocanto l’economia verde del futuro, la mobilità sostenibile dovrebbero essere il tema all’ordine del giorno per un’Italia che tenta di essere più green. Infatti circa il 60% dei cittadini(soprattutto giovani) è informato sulla Green economy. Le misure per il clima e l’energia (rinnovabili ed efficienza energetica) incontrano un consenso superiore al 90%. Il 65% degli italiani è disponibile a consumare energia 100% rinnovabile anche se costasse di più. E vorrebbero veder aumentare la diffusione dei prodotti naturalistici e biologici anche se dovessero spendere oltre il 10% in più. Inoltre il divieto di vendere auto a gasolio e benzina entro un certo numero di anni registra il consenso dell’80% degli italiani. Esistono timide iniziative, ma mancano risorse per gli investimenti. A partire dalla mobilità sostenibile a livello generale per sostenere lo sviluppo del trasporto ibrido: le case automobilistiche stanno investendo in ricerca e sviluppo di nuovi modelli elettrici, ma è indispensabile un piano di investimenti pubblici per creare l’infrastruttura necessaria alla diffusione e affermazione di questo nuovo paradigma, anche per favorire gli investimenti nel mercato dell’elettrico da parte di fondi e investitori istituzionali. Il quadro regolamentare europeo è necessario per coordinare le azioni di tutti i Paesi dell’Unione indirizzandoli verso la riduzione delle emissioni inquinanti e la conversione ad un’economia più rispettosa dell’ambiente e sostenibile. Spetta poi agli Stati membri recepire le direttive europee e attuarle nella regolamentazione nazionale. Per favorire gli investimenti nella Green Economy italiana, soprattutto da parte di operatori esteri, è fondamentale la certezza del diritto e la non retroattività dei nuovi interventi normativi, principi che nel nostro Paese non sempre sono rispettati dai vari governi. La Green Economy si conferma quindi la chiave per la ripresa economica e necessita di un pieno sostegno da parte delle istituzioni. Oggi i cittadini, con le informazioni reperibili ogni momento, dimostrano attenzione particolare ai consumi energetici e di carburanti. E’ possibile verificarlo attraverso il pagamento delle utenze e l’acquisto di mezzi a basse emissioni. La maggiore consapevolezza può stimolare, da una parte, risparmio per le famiglie, e dall’altra maggiori investimenti da parte dell’economia. I cittadini sono diventati più consapevoli nei comportamenti di consumo energetico, in buona parte a causa della crisi economica, ma anche per una maggiore sensibilità e consapevolezza nei confronti delle tematiche ambientali. Tutto ciò favorirà la crescita dei business legati a tecnologie che migliorano l’efficienza energetica: gli investitori stanno già puntando su questo settore industriale e sostenere la crescita di queste aziende favorendone l’incontro con gli investitori, la ricerca di capitale per le aziende green e l’advisory per la quotazione in Borsa. E’ diventata una priorità: rafforzare l’impegno legislativo con “misure peculiari” che, pur essendo legate a temi di cui si dibatte già molto (mobilità sostenibile e riuso), non si tratta di pratiche diffuse in tutto il Paese. Con particolare attenzione alle autorizzazioni: VIA e alla prevenzione del dissesto idrogeologico. E concepire nuove misure sul contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali.
Alessio Lattuca, ConfimpresaGreen