Rajoy: “Non cederemo al ricatto”
Alla luce dell’intervento di ieri sera del presidente Carles Puigdemont al Parlamento catalano, l’incertezza continua a regnare sovrana nella terra di Spagna, così come anche la tensione.
Rimandato di oltre un’ora rispetto all’orario previsto (indiscrezioni di stampa riferiscono di mediazioni per far ritrattare il presidente dalla sua prima posizione ufficiale), Puigdemont ha iniziato alle 19:05 il suo discorso nel Parlamento catalano, alla presenza di circa mille giornalisti e delle televisioni di tutto il mondo, tra le attese e le preoccupazioni generali di molti leader politici locali e non, e di gran parte della popolazione di Spagna.
“Sono qui dopo il risultato del referendum del primo ottobre per spiegare le conseguenze politiche che ne derivano” ha subito commentato Puigdemont nelle fasi iniziali del suo discorso, aggiungendo :“Le decisioni di oggi hanno riflessi in Catalogna e fuori, dal mio discorso non aspettatevi né minacce, né ricatti”.
Scontato un riferimento alle violenze avvenute durante le giornate di voto : “Abbiamo visto una situazione estrema, è la prima volta nella storia della democrazia europea che una giornata elettorale avviene tra le violenze della polizia”, ma non è mancato nemmeno uno spiraglio al dialogo con Madrid: “Non abbiamo nulla contro la Spagna e contro gli spagnoli. Anzi, vogliamo capirci meglio. Non siamo delinquenti, pazzi o golpisti, siamo gente normale che vuole poter votare”.
Alle 19 e 41 Il presidente dichiara l’indipendenza ufficiale della regione catalana, facendo però subito marcia indietro un attimo dopo, dichiarando di voler sospendere il processo di secessione, e attuare subito una fase di dialogo con il governo di Madrid per trovare una soluzione alla crisi.
Durato oltre mezz’ora, nelle sue linee generali il discorso del presidente catalano ha disilluso le aspettative di tutti coloro che attendevano già ieri una dichiarazione ufficiale e irrevocabile di immediata scissione della regione. Puigdemont ha invece optato alla fine per una linea morbida, rimandando a un futuro una vera proclamazione di indipendenza, e lasciando aperta la porta a un dialogo immediato con il Premier Rajoy. Alla base della sua scelta più moderata anche probabili ragioni finanziarie. Molte importanti aziende hanno già spostato la propria sede in altre regioni della nazione, e molte altre porebbero farlo a breve se si verificasse un’uscita immediata della Catalogna dalla Spagna.
Ma nonostante tutto, ugualmente durissima è stata la reazione di Madrid al suo discorso, arrivando a minacciare ancora una volta l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola, che permetterebbe al Governo centrale di revocare le autonomie della regione, procedendo al suo commissariamento.
Dura la risposta anche del leader d’opposizione Ines Arrimadar, che ha dichiarato che tutto quello accaduto ieri è “la cronaca di un golpe annunciato“, aggiungendo anche, rivolgendosi direttamente al Presidente catalano :
“Siete i peggiori nazionalisti d’Europa. Signor Puigdemont, lei è solo“.
Delusione per il discorso del Presidente anche dai tantissimi sostenitori dell’indipendenza, scesi ieri sera per le strade nelle città della regione, in attesa di una proclamazione ufficiale che non arriverà mai. Giunto nelle ore successive anche l’appello da parte di molti leader mondiali al rispetto dell’unità nazionale della Spagna.
La palla ora passa a Madrid. Atteso nelle prossime ore il discorso del premier Rajoy.Vedremo cosa accadrà.
Graziano Dipace