Ancora roghi selvaggi in Puglia. Distrutti svariati ettari di vegetazione.
Gli ultimi gravi incendi avvenuti in Puglia nelle ultime ore hanno contribuito ad aumentare ulteriormente le paure dei residenti, ma anche i punti interrogativi, sul perché di tanti gravi episodi del genere in tutto il territorio meridionale, in una estate 2017 sicuramente triste sul lato della conservazione della natura e delle aree boschive protette. E’ notizia di pochi giorni fa la segnalazione di un grave incendio avvenuto a Lesina, nella parte settentrionale della Puglia: distrutti in pochi attimi svariati ettari di macchia protetta, polverizzati dalle furia incontrollata di fiamme sviluppatesi all’improvviso, senza alcun motivo evidente. Molto probabile l’origine dolosa.
Abbastanza drammatico il bilancio dell’incendio avvenuto nella serata di domenica 17 all’Oasi di Lago Salso, Parco Nazionale del Gargano, nelle vicinanze di Manfredonia: andati in fumo quasi cento ettari di flora protetta, vigili del fuoco impegnati quasi tutta la notte nello spegnere un rogo dalle dimensioni mostruose (fiamme visibili anche a cinquanta km. di distanza). Durissima la reazione di Legambiente, che parla espressamente “della mano di piromani ed ecomafiosi” dietro episodi del genere”, evocando anche “maggiore prevenzione“per evitare nuovi disastri del genere. Difficile in entrambi i casi che la variabile clima possa essere all’origine di entrambi gli episodi, con temperature attualmente di gran lunga inferiori a quelle torride dei mesi scorsi.
Due ennesimi episodi di un gravissimo fenomeno cominciato già nel mese di Giugno in tale territorio.
Il 29 Giugno uno spaventoso incendio investe un’ ampia area boschiva sui Monti Dauni, sempre nella parte settentrionale della regione: la furia delle fiamme metterà a rischio addirittura un intero paese, Sant’Agata di Puglia; le molte squadre dei vigili del fuoco impiegate nelle operazioni di spegnimento, con l’ausilio di diversi Canadair, impiegati costantemente nell’occasione, riusciranno dopo molte ore a evitare il peggio. Non meno mostruoso si è rivelato nei giorni seguenti l’imponente incendio che ha investito il territorio del Gargano, interessando l’area compresa tra i comuni di Carpino e di Mattinata: anche in questo caso, le fiamme furono visibili per ore a distanza di svariate decine di km. Costante fu anche in questo caso l’impiego di diverse unità dei vigili del fuoco, come di alcuni Canadair. Tale rogo verrà totalmente domato solo dopo alcuni giorni. In tutti i casi non è mai stata chiara l’origine: nonostante le forti temperature, in molti hanno sempre creduto all’ipotesi dolosa. Sempre nello stesso periodo, questa volta in Campania, paura, sdegno e giorni intensi di vero panico ha suscitato l’enorme serie di incendi che ha interessato una grandissima area alle falde del Vesuvio. Un fronte di oltre due km. interamente a fuoco, con numerosi paesi coinvolti, tra i quali principalmente Ercolano, Torre del Greco, e Ottaviano. Il sindaco di quest’ultimo comune dichiarò subito che si fosse in presenza di “una emergenza nazionale”. Interi quartieri in tali comuni vennero evacuati, uno scenario da brividi, che durerà per giorni. Le immagini dei tg che mostrarono il Vesuvio in preda ad enormi colonne di fumo hanno fatto il giro del mondo. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris dichiarerà subito, come anche riportato dal quotidiano “La Repubblica”, che:
“È una tragedia insopportabile, è un disastro ambientale, una ferita che colpisce tutti noi perché sta bruciando la nostra montagna, bruciano boschi”.
“Sembra una eruzione ma è il contrario. Sono gli uomini che bruciano il Vesuvio, da giorni e giorni” posterà su Facebook Antonio Bassolino.
Maggiori dettagli sulla vicenda inizieranno poco alla volta a circolare nei media, facendo intuire la quasi certa origine dolosa di tali infernali roghi, in una zona dove non è nuovo l’abusivismo edilizio sfrenato. Alcuni particolari filtrati dai giornali hanno fatto davvero rabbrividire in tanti: ignoti avrebbero utilizzato anche degli animali vivi per aumentare l’intensità delle fiamme. Filtra anche l’indiscrezione che ad andare in fiamme in tale territorio non siano stati solo centinaia di ettari di bosco, ma anche tonnellate di rifiuti speciali e tossici, il che avvalora ancora una volta il sospetto di una serie di incendi di chiara origine dolosa, architettata per eliminare importanti prove, del grave traffico di rifiuti pericolosi ancora presente in questa regione.
In generale comunque, solo nel mese di Luglio, secondo i dati forniti da Legambiente, sono andati a fuoco in tutto il Meridione oltre 23.000 ettari di vegetazione boschiva, equivalente a quasi il 90% di tutto il territorio andato a fuoco nell’intero anno 2016. Davvero sconfortante la situazione della Sicilia, dove a metà estate circa sono andati persi circa 13.000 ettari di bosco, seguita dalla Calabria con oltre 5.000, e dalla Campania, con 2461 ettari. Poco più a Nord, a soffrire negli ultimi tempi questo fenomeno è stato anche il verdissimo Abruzzo, teatro di una scia impressionante di roghi, che hanno interessato quasi tutte le aree boschive più importanti, comprese quelle attinenti ai grandi Parchi Naturali della regione. Una situazione che per settimane ha causato enormi danni al territorio, oltre a suscitare grande preoccupazione in tutti i residenti. Proprio a tale riguardo, il Presidente della Regione Luciano D’Alfonso aveva dichiarato espressamente che:
“Abbiamo subìto un grande danno al nostro patrimonio boschivo, con gravi ripercussioni sulla nostra capacità di collocazione turistica “ aggiungendo inoltre che “per questo abbiamo chiesto al premier che, dallo stato di emergenza riconosciuto dal governo, ci siano garantite anche le dotazioni necessarie per riparare i danni subìti non solo da soggetti pubblici, ma anche da quelli privati”.
Tanti incendi, un’estate rivelatasi drammatica per la flora del Meridione d’Italia, e non solo. In diversi casi non è ancora stato trovato un colpevole. La natura aspetta giustizia. Ancora una volta.
Graziano Dipace