“Con Minniti – scrive Filippo Bertolami, Vice questore aggiunto della Polizia di Stato (attualmente sospeso) , Segretario Nazionale del sindacato PNFD – negli anni ho avuto tre contatti diretti e mi sono bastati per capire quanto sia sempre stato un cinico parolaio/inconcludente, ma soprattutto antidemocratico, tanto che ultimamente infatti piace molto anche agli ambienti più reazionari/populisti.
Nel 2005 dopo aver rilasciato un’intervista in cui denunciavo “Sulle scorte privilegi e sprechi”, ho fatto parte della delegazione ricevuta dall’attuale Ministro dell’interno – all’epoca addirittura responsabile nazionale dei DS sui problemi dello Stato – il quale assicurò che il caso sarebbe stato “affrontato in Parlamento con grande urgenza”, come riportato anche dall’articolo “Caso scorte in Parlamento: liberiamo 5000 agenti”, nella cui versione cartacea campeggiavano le ‘soprapostate’ due foto affiancate ed effettivamente un po’ “d’antan”, con le nostre dichiarazioni di sintesi annesse, che invece paiono tuttora ancora molto attuali!
Perché purtroppo negli anni successivi non venne recuperato neanche un agente dalle scorte che anzi aumentarono, nonostante Minniti fosse stato nel frattempo Vice Ministro dell’interno, nonché come Presidente del Centro di analisi su sicurezza e intelligence se ne fosse nuovamente occupato, sempre in modo inconcludente.
Nel 2015 a seguito del servizio televisivo “Noi siamo al sicuro?” con mio “J’accuse” propulsivo sulla preoccupante (in)sicurezza incombente, nonostante i miliardi di euro spesi negli ultimi anni in tecnologie non funzionati e Forze dell’ordine scoordinate/sovrapposte, Minniti in diretta dichiarò lapidario: “sono sicuro che il controllo delle piazze in questo momento sia in ottime mani” e in merito alle mie dichiarazioni “il vicequestore dovrà discuterne con i suoi vertici”.
Cosicché nei giorni successivi io sono stato ‘brutalmente’ sospeso dal servizio in via cautelare – come i delinquenti! – per 5 mesi e mezzo ed è stata chiesta la mia destituzione dalla Polizia di Stato, mentre in quelle piazze secondo lui così sicure è successo di tutto: Libero “Sicurezza colabrodo – In Vaticano con il coltello”; Repubblica “Fiumicino – Buca la rete e va a dormire su un aereo”; Messaggero “Fiumicino, ancora un’intrusione in pista, ladri di gasolio dopo il clochard in aereo”; Messaggero “Palazzo Chigi, furgone beffa la sicurezza”; Tempo “Paura in Vaticano, fermato presunto terrorista”; Corriere del Mezzogiorno “Il Prefetto [ndr – di Napoli] accusa ‘sono guaste 8 telecamere su 10′”; Repubblica “Roma, danneggiate otto auto di magistrati nel parcheggio del Tribunale”; Striscia la notizia “Stazione ferroviaria di Palermo: telecamere non funzionanti”, ecc.
Nel 2017 si ripete la stessa dinamica: dopo numerose segnalazioni di “maladministration/malagestio” formalmente inviate anche a Minniti e nonostante i reiterati “default” del sistema di pubblica (in)sicurezza siano ormai drammaticamente sotto gli occhi di tutti, come noto, sono stato nuovamente sospeso dal servizio, questa volta addirittura per 11 mesi, con reiterazione di un comportamento non solo gravemente antidemocratico, ma che denota anche dimestichezza nell’impiego di metodi ‘mafiosi’ per tacitare verità che fanno male, forse perché toccano interessi indicibili, evidentemente trasversali tra le peggiori sinistra e destra deviate, che la storia del nostro Paese abbia mai conosciuto.
Mi spiace per Minniti, ma la posta in gioco è troppo alta ed io non sono così facilmente tacitabile…”