Spesso la lotta tra la magistratura e la criminalità organizzata viene schematizzata dalla stampa e dalla pubblica opinione come il classico “bene contro il male”, come un trono di spade moderno, o come l’antico paradigma di Davide contro Golia.
La bomba terrificante che uccise Borsellino 25 anni fa in fondo fu proprio questo, la dimostrazione di potenza della mafia, che tutto può senza opposizione.
Ma se scaviamo un po’ sotto la superficie, è facile rendersi conto che noi, intendo dire lo Stato di cui i cittadini sono parte integrante e unica, abbiamo aiutato non poco a fare esplodere quella e altre bombe.
Cominciò il buon Sciascia, che fu il primo della stirpe dei soloni di cui Saviano è degno rappresentante a dimostrare che non sempre essere bravi scrittori significa essere bravi commentatori politici, che alla “pretesa” di Borsellino di diventare Procuratore a Marsala contestò l’ambizione di essere un “professionista dell’antimafia”. Pace all’anima sua, sarà stato imbarazzato a vederlo saltare in aria, e qualche mese prima Falcone.
Continuò la direzione carceri del Ministero di Grazia e Giustizia, che chiese il conto a Falcone e Borsellino del soggiorno all’Asinara, come se fossero stati in un hotel a cinque stelle, e non rifugiati con le loro famiglie in un posto isolato a scrivere il rinvio a giudizio di 500 mafiosi senza essere presi a pistolettate.
La chicca poi la mise il Consiglio Superiore della Magistratura, che al ritiro di Antonino Caponnetto invece di promuovere Falcone a capo del pool antimafia decise con motivazioni di “anzianità” di promuovere un onesto burocrate e delegittimare così i principali protagonisti del pool.
E come dimenticare l’inascoltata preghiera dello stesso Borsellino di rimuovere da sotto casa della madre le decine di auto che stazionavano, una delle quali fu imbottita di tritolo e fatta esplodere mentre lui saliva a trovarla.
Ecco, venticinque anni dopo, sarebbe il caso di ricordare che Falcone, Borsellino e gli uomini delle loro scorte furono sì assassinati dalla mafia, ma forse noi, lo Stato, non abbiamo fatto tutto il possibile per rendere questi eventi più difficili.
Rodocarda