Ho commesso un errore nell’affrontare il caso Giovanardi; una deplorevole distrazione per la quale avevo ignorato che già a metà maggio, dopo lo sciagurato invito dell’Ufficio di Presidenza dell’Antimafia rivolto a Giovanardi a dimettersi perché “coinvolto” nell’altrettanto sciagurato processo per “eccesso di zelo” parlamentare, era uscito un articolo di Fabio Cammalleri su “Il Foglio” di serrata ed assai ben argomentata critica delle norme antimafia contestate dal Senatore e, delle quali gli si faceva addebito e, soprattutto, dell’intolleranza di ogni riserva che, attorno a certe “lotte” antimafiose sono diventate un pericoloso avvio alla soppressione della libertà di pensiero e di opinione politica “Ridestato germe inquisitorio” scriveva Cammalleri. Un concetto a me caro, ché da anni vado predicando: la discendenza diretta della nostra giustizia dalla Santa Inquisizione, con le sue teorie demonologiche dei “mallea maleficarum”.
Chiedo scusa a Cammalleri e, naturalmente a Giovanardi, per essermi mosso a difenderlo solo quando mi ha fatto avere le notizie essenziali del suo caso, ricavabili dal resoconto stenografico del suo intervento in Commissione del 4 luglio 2017. E, soprattutto chiedo scusa ai miei lettori, che spero, vorranno perdonare ad un novantenne una distrazione autentica (in mezzo al gran casino delle mie senili attività).
C’è però qualcosa che questa mia distrazione ed il ritardo con il quale mi sono investito della questione (che intendo portare avanti con tutti i miei poveri mezzi) mi consente di rilevare.
Non è poca cosa anche se non diminuisce di un et le critiche già da altri (Cammalleri, “Il Foglio”) avanzate contro i magistrati di Bologna per la sciagurata incriminazione.
Appena letto l’intervento di Giovanardi del 4 luglio ho subito lanciato un grido di allarme per quello che mi è apparsa ed è una aggressione alla funzione parlamentare ed al Parlamento con l’incriminazione di un Senatore per “eccesso di zelo” nell’esercizio delle sue funzioni, di quelle specifiche di componenti della Commissione sulla Mafia (che tale è, non una confraternita “devozionale”, come direbbe Vitiello, per riti e giaculatorie di sostegno alla “lotta” alla mafia).
Il carattere ambiguo e sempre potenzialmente arbitrario delle norme antimafia e l’uso che di esse fanno magistrati, funzionari e poliziotti, l’assurdità delle “interdittive” per mancanza di “affidabilità etico sociali” delle imprese, quello delle White list, mirabilmente trattati da Cammalleri, sono per me, che tale assurdità illiberale e incostituzionale ho sostenuto da anni, solo un di più, della già pesante e per sé intollerabile contestazione ad un Parlamentare dello zelo nell’esercizio delle sue funzioni. Che tali erano e sono quelle di un Commissario della Commissione Bicamerale che deve svolgere accertamenti ed avere contatti a tal fine, sul modo in cui vengono applicate certe assurde leggi. I magistrati di Bologna si sono però, anzitutto, messi sotto i piedi l’incensurabilità delle opinioni espresse dal Senatore nell’esercizio delle sue funzioni.
Ora è singolare che né Giovanardi in sua difesa, né Cammalleri nel suo pregevolissimo articolo su “Il Foglio”, abbiano ritenuto di dover sottolineare queste violazioni del principio di insindacabilità della funzione parlamentare, che non è solo quella nelle Aule del Parlamento, ma, caso tipico proprio quella dei Commissari di indagini Parlamentari, anche la cosiddetta “proiezione esterna”.
Non credo che ciò sia addebitabile ad ignoranza (me ne guardo bene) di Cammalleri o dello stesso Giovanardi. E’ piuttosto un riflesso dello sconforto per il discredito in cui si è ridotto il Parlamento.
Posso essere d’accordo con Fleres, che subito ha sottolineato ciò, ma se possiamo e dobbiamo condividere la valutazione del bassissimo livello che il Parlamento ha nella stima dei cittadini non dobbiamo tollerare che di ciò si approfitti per menomare le sue prerogative e la sua intangibilità e quella dei Parlamentari. I motivi di discredito sono di chi li ha provocati. Le prerogative del Parlamento sono del Parlamento, della Repubblica e, quindi ti tutti noi cittadini.
Ed è quindi soprattutto su questa violazione della Costituzione commessa con l’aggressione giudiziaria a Giovanardi che intendiamo batterci ed essergli vicini.
Mauro Mellini