“Essere vittima di gravi episodi di malasanità, che mi hanno costretto alla cecità, non bastava, dovevo diventare vittima anche della Giustizia”.
È questo il grido di dolore di Giorgio Chiodi, che fa appello agli organi di informazione come ultima speranza per quanto subìto nelle sue disavventure di salute e di giustizia che lo hanno costretto a vivere una vita in infermità.
Il suo è caso palese di malfunzionamento della sanità che non ha saputo curare, né il suo diabete, né la retinopatia diabetica conseguente, limitandosi all’uso di sostanze chimiche a cui è risultato allergico.
La conseguenza di tutto questo è che è stata ridotta la capacità visiva del suo occhio sinistro ad un ventesimo e con l’intervento laser del 2004 che avrebbe dovuto migliorare la sua vista come promesso dai medici, lo ha reso cieco immediatamente all’occhio dx, provocandogli un’invalidità del 100%.
A causa della cecità Giorgio ha dovuto lasciare la sua redditizia professione di agente pubblicitario, ancora nel pieno della attività di relazione, divenendo uno zombie senza alcun reddito, con una pensione alquanto modestae incapace di autonomia anche per le piccole cose di tutti i giorni.
La moglie è costretta da allora ad accudire Giorgio come un bambino e se non avesse trovato una ragione di vita nello scrivere, e nel suo credo religioso, non avrebbe esitato a farla finita, così come Giorgio ha confessato ai suoi cari.
La ricerca di un medico legale che capisse il nesso di casualità tra le terapie e l’accecamento, ha richiesto alcuni anni di ricerche e di peregrinazioni da un medico legale all’altro, tutti riluttanti ad ammettere che i protocolli applicati al suo caso, fossero quantomeno discutibili, a prescindere dalla responsabilità medica.
Finalmente, dopo tante spese e delusioni, ha trovato il dr. Bellero di Ascoli, l’oculista che ha accettato di coadiuvare la sua difesa ed ha incaricato l’avvocato Dini di Pesaro di iniziare una causa di risarcimento danni che con sentenza di primo grado dell’aprile di quest’anno, lo ha visto perdente e condannato a pagare le pesanti spese.
La sentenza ha sposato le tesi di un CTU ostile, nominato dal tribunale, che è sembrato prevenuto per la filosofia alimentare di Giorgio, e non solo, che è vegano.
“Uno stile alimentare che mi ha consentito di uscire dalla malattia – dice Giorgio – ma purtroppo il CTU non ha ritenuto sentire spiegazioni alle sue tendenziose e incalzanti domande, su cui a quanto pare non voleva risposta”.
Con questo atteggiamento ha formulato una relazione incompleta, anomala, ostile e contraria, negando persino il danno da violazione del consenso informato in relazione alla fluoro-angiografia e al trattamento laser, con la risibile e ingiuriosa motivazione, da parte del CTU, che il sig. Giorgio Chiodi a causa del suo deficit visivo non avrebbe potuto leggere e firmare il relativo modulo.
”L’affermazione è falsa, perché io prima dell’intervento leggevo e guidavo senza occhiali. Con ciò al danno si aggiunge la beffa” denucia ancora Giorgio.
Il giudice, senza averlo mai sentito ha emesso una sentenza di condanna che brilla per le sue manchevolezze e imprecisioni, avendo, tra l’altro, limitato i capitoli difensivi sui quali i 5 testimoni, ridotti anch’essi inspiegabilmente di numero, avrebbero facilmente provato che il giorno dell’intervento Giorgio guidava senza incertezze l’automobile e svolgeva una vita normale, con i suoi agenti, e con la sua clientela.
Dall’intervento in poi Giorgio purtroppo è divenuto una specie di zombie che rischia di farsi del male ad ogni passo e solo cambiando il suo stile di vita, soprattutto alimentare, ha fermato le gravi complicanze oramai dietro l’angolo e i suoi occhi che non sono più peggiorati, come preconizzato dai medici nonostante siano trascorsi 13 anni dal disgraziato intervento che lo ha semi-accecato.
Giorgio ha dimostrato, tra l’altro, che la sua retinopatia diabetica non è una patologia “cronica proliferante e degenerativa” come riportato nei referti, ma che si può e si deve fermare se non guarire con metodiche antitetiche ai loro discutibili protocolli con i quali, a volte, si accecano i malati, si tagliano piedi e gambe in cancrena, si portano alla dialisi i pazienti e si favoriscono i problemi cardiovascolari con una farmacologia sintomatica e non curativa, seguitando per decenni a praticare queste ed altre terapie che senza prevenzione primaria provocano seraficamente e nel silenzio di troppi, invalidità gravissime con enormi danni fisici per i malati ed economici per la collettività.
Questi e altri fatti simili per gravità che un giornalismo di denuncia potrebbe appurare facilmente, dovrebbero essere conosciuti dal grosso pubblico, per indurre i più sensibili e preparati ad una seria disamina sui troppi errori commessi dove nessuno paga.
L’intento è quello di porre fine a metodiche discutibili che vedono le malattie degenerative, tra cui il diabete (e non solo) in aumento esponenziale con circa 30.000 morti l’anno solo in Italia, senza contare le invalidità che distruggono tante persone costrette a patire per anni in ospedale o sulla sedia a rotelle.
Questo caso di silenziosa malasanità che è aggravato dall’inspiegabile ingiusta pronuncia giudiziale, che non ha deposto a favore di due istituzioni, come la sanità e la giustizia italiana, in cui Giorgio ha sempre creduto, .
Dal lato finanziario, oltre ai costi sostenuti in questi anni, al pagamento del debito contratto con l’INPS per pagare le spese di giudizio, dovrà pagare le spese concernenti l’appello alla sentenza che proporrà sicuramente, non potendo accettare la beffa oltre al danno che i poteri forti fanno pagare ai più deboli, risultando sempre vincenti.
Tragiche disavventure da cui sfuggire e per cui Giorgio si è rifugiato nella scrittura, dando vita a 2 saggi per mettere in guardia le persone dai danni delle malattie degenerative:
- “La vera prevenzione”, oggi in ristampa, dove narra della prevenzione primaria che la medicina non applica, con la quale sostiene che si possano evitare la maggioranza delle patologie e laddove siano in atto, come possano essere curate dal medico naturopata
- “Vincere il diabete si può” dove tratteggia le metodiche adottate per aver ragione della sua malattia e soprattutto delle gravissime conseguenze. Il tutto, secondo l’autore, con metodiche naturali e senza costi per la sanità pubblica.
“La mia speranza è che con questi 2 saggi riesca a mettere in guardia tutti su come avere una salute migliore, e che possano prevenire i danni che io, una persona normale ed in piena salute, ho avuto all’improvviso.
Naturalmente in tutto questo, la speranza che riesca ad avere anche , resiste ancora flebilmente ” conclude Giorgio.