L’esito elettorale che va profilandosi per la tornata delle Amministrative, con l’imprevedibile (almeno per me…) risalita del Centrodestra e di Forza Italia, ha fatto crescere più che proporzionalmente le azioni di Berlusconi nel tormentato mercato dei cittadini da fottere da parte dell’ala estremista del Partito dei Magistrati.
Ancora qualche giorno fa l’Eminente Giurista – Seconda Carica dello Stato, Grasso rivelava la sua inesauribile ed incoercibile speranza che, prima o poi si potesse finalmente avere qualche elemento che consentisse di proclamare, sia pure in proiezione onirica, che l’assassinio di Falcone (e le altre stragi) non fossero “solo di mafia”, che qualcos’altro, auspicabilmente un “pezzo deviato dello Stato” ci “fosse dietro”.
Ed aggiungeva, a specificazione del suo sogno: “ci vorrebbe un pentito, di mafia o delle Istituzioni…”.
Un appello, un bando di concorso in piena regola.
Quando una voce così autorevole del mondo “protetto togato” esprime certi desideri, la risposta positiva di un qualche masnadiero a ritrovare la fede nella “legalità” con una proficua collaborazione, non manca mai.
E’ bastato che l’andazzo del voto amministrativo che, in effetti, domenica 11 giugno ha confermato il Centrodestra come beneficiario di una certa fuga di voti dal Movimento Cinque Stelle, perché la “speranza” di Grasso (espressa in modo più esplicito già al Convegno della confraternita di San Di Matteo a Palermo con il pellegrinaggio della scolaresca dei Bisceglie) divenisse frenesia. All’apertura del concorso per qualche pentito versato in dietrologie stragiste a “venir fuori” a riaccendere così eccelse “speranze”, è subentrata la “proceduta d’urgenza” della riesumazione in mezzo all’ultimo gran mazzo di verbali “versati” nell’oramai interminabile e sempre più ridicolo processo per la “trattativa” Stato-Mafia, qualcosa che potesse stimolare la ripresa dell’esercizio dello “jus sputtanandi”, stavolta in chiave stragista, del Cavaliere.
Il noto ex boss (?) e past superpentito Spatuzza in uno di questi ingialliti verbali fa la “rivelazione” (allora per ora) raccontando “per filo e per segno l’incontro a Roma al Bar Doney” con chi? con Berlusconi? No! con lo stragista Graviano che gli aveva fatto il nome di Berlusconi, come quello che “aveva il paese nelle mani…”.
“Parole di pentiti che lo indicarono come possibile mandante delle stragi…”.
In mancanza di meglio ed in attesa che l’appello-concorso di Grasso abbia effetto, ecco la pretesa che, avendo parlato anni fa dei malavitosi di Berlusconi (come forse parlarono anche del Papa e di chi sa quanti altri!!!) ciò se ne faccia oggi un “indagato”, ricorrendo, insomma, al riciclaggio-spremitura di antichi pentiti per schiaffare in prima pagina titoli (Antimafia 2000, organo dell’Antimafia giudiziaria di Palermo) “Stato-Mafia: Berlusconi dietro le stragi del ’93?”. E’ cosa ridicola più che una mascalzonata.
Ed Ingroia, il plurincaricato da Crocetta, ex P.M. leader in pectore dell’alleanza giudizial-populista (sempre da un titolo del suddetto periodico, proclama: “Berlusconi dovrebbe essere di nuovo indagato per concorso in strage”.
Già: di nuovo. Perché questo è il vero titolo del suo reato, anziché declinare e definitivamente scomparire, “osa” riguadagnare i consensi perduti dai Cinquestelle. Questo è l’”uso alternativo della giustizia” e la politica del Partito dei Magistrati, ala palermitana.
Come reagisce Berlusconi? Smentisce, si indigna. E continua a volersi porre a capo dei moderati, parla di “fughe ad orologeria di notizie”. E’ sufficiente? Evita di parlare del “Partito dei Magistrati” e del golpismo in esso insito. Non chiama il Paese a liberarsi di questi buffoni e mascalzoni.
Finché non lo sentirò parlare chiaro di tutto ciò, credo che della sua “riscesa in campo” gli Ingroia e i Di Matteo, e non solo loro, si preoccupino inutilmente.
Mauro Mellini