Sentiamo spesso parlare di depressione, in tv o nei discorsi tra amici, ma non ci rendiamo conto davvero di quante vittime faccia tale malattia, soprattutto tra i giovanissimi. Capita tante volte di leggere su un quotidiano la notizia di un giovane morto per suicidio in seguito a un grave stato di depressione, una situazione sentita davvero troppe volte. Si calcola che ogni anno in Italia quasi 4.000 persone perdano la vita per propria mano, di cui tantissimi giovani e adolescenti (si stima muoiano nel nostro paese circa 500 tra giovani e bambini ogni anno in seguito a suicidio, circa il 12% del totale complessivo; un recentissimo studio dell’OCSE inoltre, ha stabilito come i ragazzi italiani siano anche i più ansiosi e stressati del mondo), con un andamento sempre crescente negli ultimi dieci anni, ma anche nel resto del mondo la situazione non migliora affatto.
Una recente analisi pubblicata dall’autorevole Economist, mette in evidenza come la mortalità giovanile in tutto il pianeta è aumentata notevolmente negli ultimi anni e tra le principali cause, oltre ai decessi per violenza (di cui gli Stati Uniti detengono il primo posto nel mondo) e incidenti stradali, vi sono i suicidi, per i quali Islanda, Finlandia e Giappone (in questo paese si tratta della prima causa di morte tra gli under 24, con un incremento del 50% dei decessi negli ultimi anni) detengono saldamente i primi posti.
I ragazzi di oggi sono in particolar modo troppo abbandonati a sé stessi, senza qualcuno che veramente capisca i campanelli d’allarme che portano inevitabilmente alla depressione, e a gesti estremi. Improvvisi mutamenti di carattere, atteggiamenti autolesionisti, o rifiuto al partecipare alla vita sociale o a qualsiasi forma di attività sportiva o di divertimento, sono segnali che andrebbero subito recepiti dai propri genitori o dai familiari del ragazzo, per scongiurare le tragiche conseguenze derivanti da un forte stato depressivo.
La Dott.ssa Flavia Bustreo, Vice Direttore dell’OMS, in suo intervento nel corso della Giornata Mondiale della Salute organizzata a Roma all’inizio di Aprile dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, delinea un quadro a livello globale decisamente preoccupante sul tema:
“La depressione è una minaccia sottovalutata nel mondo moderno, soprattutto verso le fasce più deboli della popolazione, fra cui donne dopo la gravidanza e gli adolescenti. Il suicidio, infatti, è la terza causa di morte tra gli adolescenti a livello globale, la metà di tutti i disordini mentali di cui soffrono gli adulti cominciano intorno ai 14 anni di età, ma nella maggior parte dei casi non vengono riconosciuti e trattati.”
E riguardo anche alcune delle possibili cause di tale patologia tra i giovani, la Dott.ssa Bustreo afferma:
“Gli effetti della depressione sono devastanti anche come conseguenza di guerre e conflitti: al gravissimo impatto immediato delle bombe vanno aggiunti i danni che colpiscono i sistemi sanitari, il maggior rischio di contrarre malattie infettive e, nel lungo periodo, la depressione, che procura ferite profonde per la società che necessitano anni per essere risolte”
Tra le principali cause della depressione giovanile c’è sicuramente anche il bullismo, una piaga sociale che solo in tempi recenti ha ottenuto la giusta attenzione mediatica. Alcune trasmissioni in Italia (come “mai più Bullismo” del giornalista Paolo Trincia o alcuni speciali del TG2) sono state dedicate esclusivamente all’argomento, e anche gli stessi Tg hanno riproposto tante volte storie, immagini, e video scioccanti, di ragazzini offesi, derisi, denudati, con casi che si ripetono in Italia da Roma a Trieste, e con Facebook e il Web a rendere ancora più tragico lo scenario, con videoclip postati sulla rete, da ragazzi che ridicolizzano i propri compagni convinti probabilmente di essere spiritosi, ma che in realtà li rende solo terribilmente sadici.
Il bullismo rimane tutt’ora, soprattutto negli under 15, in Italia e non solo, tra le maggiori cause di forti stati depressivi sfociati in suicidio (anche l’editoria mondiale si è occupata in tempi recenti dell’argomento: diversi sono stati gli scritti pubblicati in questi anni per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vicenda, come il libro “Non chiamatemi Ismaele” di Michael G.Bauer, ambientato in Australia, che continua a riscuotere notevole successo a distanza di tre anni dalla sua pubblicazione). Ma riguardo ancora le cause della depressione giovanile, il quadro è notevolmente più ampio: tra i fattori scatenanti di questa grave patologia vi sono anche elementi poco considerati normalmente, come gli eccessi, l’abuso di droghe e alcol, e le preoccupazioni per la propria salute, ma anche la mancanza di lavoro e la disoccupazione, o il barbaro sfruttamento da parte di tanti titolari d’azienda, giocano una grossa parte in tale triste fenomeno. Oltre il 40% dei ragazzi in Italia non trova occupazione, e commozione ha suscitato alcuni giorni fa la storia di un ragazzo friuliano, di Udine, uccisosi per non essere riuscito a trovare lavoro, dopo aver lasciato una lettera dove spiegava tutto il suo disappunto, più che giusto, per un mondo dell’occupazione che non dà alcuna speranza ai giovani.
Niente di più vero. Sulla questione della disoccupazione giovanile, e sulle sue tragiche conseguenze, si è pronunciato recentemente Papa Francesco, con parole durissime, rivolte a tutto il sistema attuale del lavoro:
“Questa liquidità dell’economia toglie la concretezza del lavoro e toglie la cultura del lavoro, perché non si può lavorare. I giovani non sanno cosa fare! E i giovani che sono senza lavoro, perché non lo trovano, girano, girano, e li sfruttano. Alla fine l’amarezza del cuore li porta alle dipendenze o al suicidio”.
I giovani continuano a morire, troppo soli, abbandonati i loro problemi, al loro dramma. L’allarme che li riguarda è sempre più grave e preoccupante, ma in pochi sembrano volerlo davvero ascoltare.
Graziano Dipace