Le vicende del Partito Democratico, scissione sì o scissione no, hanno fatto passare in seconda linea le discussioni sulla legge elettorale, che per le cronache e per quello cui è ridotto il dibattito politico, è diventata solo un po’ della “materia del contendere” nella zuffa tra fazioni del partito di Renzi.
Non è un gran danno, visto che, anche quando sembrava che la legge elettorale fosse veramente al centro del dibattito politico generale, la discussione relativa era (ed è) una miserabile caricatura di quello che avrebbe dovuto e dovrebbe essere quello su tale argomento.
Lo abbiamo scritto ripetutamente: non si è discusso di “sistemi” elettorali più adatti alle particolarità del nostro Paese, alla sua storia, al tipo di attenzione della gente per la politica e per chi vi assume impegno e ruoli particolari, ma una partita con i coltelli sotto il tavolo sulla “utilizzazione” dei voti che ciascuna forza (o debolezza!!!) politica prevede di potersi accalappiare nell’immediato avvenire.
Dite pure che questa mia passione per il voto alle persone (che così più chiaramente ha da esprimersi il voto di preferenza quando si vota per liste di candidati) è espressione di un attaccamento al passato e di una colpevole insensibilità per i “pericoli” del voto di preferenza (incidenza del voto di scambio, clientelismo etc.). Ho più volte espresso le ragioni che impongono di considerare questi argomenti, con i quali si vuole demonizzare il voto alle persone, una solenne sciocchezza. Non starò a ripeterle.
Quel che credo sia ora di cominciare a proclamare apertamente, facendone un punto nodale della visione della politica, dei programmi e del sistema stesso dei partiti, è che con l’abolizione del voto di preferenza (e del collegio uninominale se non s’abbia da votare per liste, con o senza premio di maggioranza) il Parlamento è ridotto ad una scolorita e malinconica caricatura di sé stesso. E con ciò il sistema di governo parlamentare è distrutto ed invertito (con il Parlamento di nomina governativa o paragovernativa, che ricorda la Camera dei fasci e delle corporazioni).
E la storia, la logica, il buon senso, ci insegnano che con istituzioni caricaturali non si va da nessuna parte.
Credo di dover aggiungere subito che io non intendo affatto sostenere che basta istituire il voto di preferenza (o il sistema uninominale) per risollevare il livello ed il ruolo dei Parlamentari e del Parlamento. Ma non è questa una buona ragione per escludere e mettere da parte la scelta delle persone e non di “numeri”, cui attribuire nientemeno che la rappresentanza del Popolo.
E’ anche il caso di aggiungere subito che il sistema del voto popolare, anziché per Deputati e Senatori, per le varie “fabbriche” (si fa per dire) di questa strana cosiddetta rappresentanza della sovranità popolare, per le varie “fabbriche” di siffatti personaggi e per le “marche di fabbrica” dei titolari della formazione delle liste e delle “precedenze” per l’elezione, è tanto più assurda e disastrosa, in quanto non esistono più i partiti a base ideologica e con strutture piramidali in cui gli iscritti, bene o male, contavano qualcosa.
Anche l’ultimo esemplare di “partito”, il P.D., quale che debba essere l’esito delle vicende di questi giorni, assomiglia assai poco a quella formazione, espressione di un diritto dei cittadini di aggregarsi “per concorrere con metodo democratico alla politica nazionale”, di cui parla la Costituzione. Oggi è difficile anche capire chi sia il vero “padrone” di un partito d’origine e natura “aziendale” come Forza Italia, chi lo rappresenti e ne determini indirizzi e scelte.
Per altri cosiddetti partiti (si noti che un po’ tutti evitano questa denominazione) il mistero è ancora più fitto.
Il sistema delle liste “bloccate”, con il quale da anni si vota per le elezioni politiche, è un voto per i “padroni delle liste”, che determinano l’ordine di elezione dei candidati in esse indicati (che non si sa da chi e come vengono scelti).
Talvolta, quando si sentono lamentele per le malefatte (vere o presunte) di Parlamentari, c’è qualcuno che ancora dice: “li avete eletti, teneteveli come sono”. Una frase doppiamente cretina. Nessuno quando si tratta di Parlamentari, elegge nessuno. Un gran brutto sistema per pretendere che i “prescelti” siano degni di un voto popolare che, però, non si vuole sia il titolo della loro elezione.
Concludendo: una campagna per il “voto alle persone” (e non ai bambocci) sarebbe di fondamentale importanza e ne potrebbero derivare notevoli risultati.
Ci vogliamo pensare?
Mauro Mellini