Mentre Renzi, il P.D., Mattarella sono impegnati a dimostrare che “non è successo niente” con il voto del 4 dicembre, credo che sia nostro obbligo cercare di “fare il punto”.
Abbiamo fatto tutto quello che potevamo perché vincesse il NO. Lo abbiamo fatto solo per scongiurare lo scempio della nostra Costituzione, il principio della fine della nostra Repubblica.
Non abbiamo parlato per un partito: abbiamo subito dichiarato che non avevamo riserve per nessuno che fosse sinceramente per il NO. Sinceramente: perché ambiguità, molte, non sono mancate. Abbiamo invitato tutti i partiti a “farsi sotto”, a fare di più. In questo senza successo, perché nessuno pare si è speso (e ha speso) quando doveva e poteva.
La gente, gli elettori sono stati migliori dei partiti, della classe politica. E’ stato, certo, un voto di sdegno, di rabbia. La gente ha reagito istintivamente anche al fatto di essere lasciata sola. E senza guida ha scelto bene.
Oggi, mentre Renzi e compagni cercano, appunto, di dimostrare che non è successo niente, perché poco e nulla è successo, appunto, nelle altre forze (si fa per dire) politiche, c’è chi cerca di mettere a frutto una vittoria che non è sua e, soprattutto, la “prudenza” e la “moderazione” dimostrata mentre la gente andava bravamente alla battaglia.
Sono riflessioni anche amare che si devono fare non per il gusto di giudicare meriti e demeriti altrui, ma, per non cadere in un generico scetticismo verso i doveri ed i veri problemi della politica e per non dimenticare che, se con la vittoria del NO abbiamo scongiurato il pericolo, più grave, incombente sulle libere istituzioni del nostro Paese, non possiamo dire che siamo “fuori pericolo”. Non certo perché “manca la stabilità” di cui Renzi, come già la D.C., ci hanno, del resto imposto di diffidare, ma perché vi sono altri fenomeni e fattori che stanno erodendo e minando le libere istituzioni, il fondamento stesso dello Stato democratico.
Per qualcuno questa può sembrare una delusione per la conclusione della battaglia per il NO. Non c’è nessuna battaglia che sia definitiva dei fenomeni che la storia ci ammannisce. La palingenesi politico-sociale è pura utopia e stoltezza. Ma ogni battaglia ha il suo effetto e lascia il suo segno.
La battaglia per il NO non ci ha fatto dimenticare quella contro la “giurisdizionalizzazione” dello Stato, l’invadenza del Partito dei Magistrati, il deterioramento del diritto e del principio di legalità, sempre più emarginato in nome della lotta alla criminalità organizzata. Né ci ha fatto dimenticare l’emarginazione della “divisione dei poteri”, quella del Parlamento, il precipitare della classe politica nella voragine dell’ignoranza, della voracità, della mancanza di ideali. Né l’emergere di un ceto “manageriale”, disponibile a servire sotto tutte le bandiere e, soprattutto a servirsene, pronto all’intolleranza ed alla sopraffazione. Né i “poteri forti” che in tutta la vita della Repubblica sono diventati sempre più forti e spregiudicati, si sentono minimamente coinvolti nella sconfitta del Renzismo, che pure avevano difeso, condiviso, coperto, favoreggiato fino alla spudoratezza.
C’è aperto un problema europeo. Un’Europa dominata dal solo problema monetario non può andare avanti. E noi non possiamo sperare che l’Europa ci dia quello che nemmeno pensiamo a darci da soli, a cominciare dalla nostra Difesa.
Dirà qualcuno che, dalla questione della difesa delle libere istituzioni sono passato a parlare di tutto e di più. La difesa delle libere istituzioni è tutto questo. E tutto questo non si difende, non si realizza che con le libere istituzioni.
C’è bisogno di una nuova classe politica di una nuova fede sulla ragione. Ne avete bisogno. Io non posso che augurarmi che non vi manchi.
Mauro Mellini