Un detenuto, ad Agrigento, si mette la toga per assumere la difesa in un processo. E’ un avvocato detenuto per estorsione, che sta lì perché in quell’udienza sono stati trattati due (dei cinquanta o giù di lì che ne ha a carico) processi in cui è imputato. Sembra un episodio di un film di Totò.
La notizia, come, del resto, quella del suo arresto in flagranza di reato, è corsa sui giornali nazionali. E subito il pensiero è andato, invece, a Pirandello, il cui spirito aleggia ancora nella sua Città e che sembra aver da anni scelto proprio quello lì, l’Avvocato Arnone, l’Ambientalista, già noto come “Pepé Corrimprocura”, quale personaggio per recitare a soggetto i paradossi delle sue commedie.
Ma torniamo alla storia della metamorfosi dell’altro giorno. Ed ai particolari che ne fanno un’autentica commedia pirandelliana.
Presente, dunque, Arnone, in Tribunale, benché sottoposto a detenzione domiciliare (tutt’altro che sproporzionata alla gravità del reato ed alla peculiarità della sua personalità di imputato) con divieto di comunicare con persone estranee.
Era potuto andare in Tribunale perché, quella mattina era imputato in due dei processi a suo carico.
Esauriti quei processi avrebbe dovuto tornarsene al domicilio-luogo di detenzione. Ma questo lo avrebbe fatto un detenuto qualsiasi. Il mestiere di Arnone è sempre stato quello di mostrarsi diverso ed al di sopra degli altri. Chiamata quindi una causa in cui, invece, figurava come difensore, non ha esitato a mettersi la toga ed a compiere la pirandelliana metamorfosi. Pirandelliana perché il Giudice, anziché rilevare che, finite le udienze per cui era autorizzato a recarsi a “fare l’imputato” in Tribunale, doveva andarsene a casa, ha finito per rendersi colpevole di concorso in un reato di evasione. Ritenendo che, si direbbe con malignità, tanto per quello che un avvocato ha da fare non ha bisogno di essere in stato di godere della libertà personale, autorizzava l’”evaso” a stare in giudizio quale difensore.
A personaggi speciali trattamenti speciali.
Ed anche un giudizio un po’, come dire, speciale, ché il magistrato si è assunto una responsabilità che potrebbe (certo, così come vanno le cose si dice tanto per dire) portarlo a rispondere di concorso in evasione.
Ma un altro giudizio, ed un altro giudice speciale ha trovato Arnone anche e soprattutto nel G.I.P. Provenzano, quello che convalidando il suo arresto, lo aveva posto agli arresti domiciliari (con divieto di avere contatti con estranei).
In un caso del genere si pone subito la questione della conversione della reclusione domiciliare in reclusione “intramuraria” (cioè in carcere). E’ capitato a chi, autorizzato ad andare dal medico, era stato sorpreso, che so, a giuocare a bocce.
Ma il bravo G.I.P. uomo di buon senso, avuta la notizia del singolare ma non imprevedibile gesto del Nostro, si deve esser grattato la testa mentre la fulminea visione dei grattacapi che lo speciale detenuto avrebbe provocato tornando in carcere gli passava davanti agli occhi. E, invece del provvedimento di routine della revoca del “beneficio” degli arresti domiciliari, ha sfoderato una straordinaria motivazione di un diverso controllo delle ulteriori, numerose gite in Tribunale quale imputato del singolare personaggio: “ritenuto, anche alla luce dell’esito (!!) della precedente autorizzazione concessa all’indagato il 21 novembre di recarsi in Tribunale senza scorta all’udienza che lo vedeva imputato, ordinanza che sembra (!!!!???) non aver avuto corretta (!!!???) esecuzione da parte di Arnone…dispone che il 24 novembre vada a fare l’imputato di ennesimo processo guardato a vista dagli agenti della Polizia Penitenziaria che ne curerà il ritorno a domicilio appena finito il processo a suo carico”.
Già, “sembra”. Mi astengo dal dire che cosa mi sembra tutto ciò.
Mauro Mellini
Radiografia impietosa, ma estremamente veritiera, del senso (in tutti i sensi) della legge ad Agrigento. Quanto materiale ed ulteriori spunti per commedie avrebbe avuto OGGI Pirandello !!!!