Dichirazione di S.E. Yevhen Perelygin, Ambasciatore di Ucraina in Italia
L’aggressione militare da parte di Mosca contro l’Ucraina è stata riconosciuta e condannata, ancora una volta, dalla Comunità internazionale. L’Onu e la Corte Penale Internazionale dell’Aia riconoscono come il territorio ucraino sia illegalmente occupato.
Il 15 Novembre all’ONU durante la seduta plenaria dell’Assemblea Generale è stata approvata la risoluzione “Situazione dei diritti dell’uomo nella Repubblica Autonoma di Crimea e nella città di Sebastopoli” proposta dall’Ucraina.
73 stati membri dell’ONU, inclusa l’Italia, hanno votato a sostegno della risoluzione che condanna le autorità occupanti russe per la tragica situazione dei diritti umani in Crimea, incluse le pratiche discriminatorie contro gli abitanti della Crimea, soprattutto contro i tatari di Crimea (uccisioni, sparizioni, arresti degli attivisti ecc.), gli ucraini e altre minoranze etnico-religiose.
Questo è il primo documento delle Nazioni Unite che espressamente riconoscono la Russia come potenza occupante e la Repubblica Autonoma di Crimea, con la città di Sebastopoli, come territorio ucraino occupato illegalmente.
La risoluzione conferma il diritto all’integrità territoriale dell’Ucraina e condanna l’annessione illegale della Crimea. La Russia è chiamata a non ostacolare il monitoraggio da parte delle organizzazioni internazionali sul territorio della penisola e viene condannata per l’arruolamento obbligatorio dei crimeani nelle forze armate russe, che costituisce una violazione della Convenzione di Ginevra.
Per l’Ucraina è significativo il sostegno da parte di tutti i paesi dell’Unione Europea, e in particolare dell’Italia. Questa decisione pone ulteriori basi volte a rendere efficace e risolutivo il processo, su sorveglianza internazionale, per la liberazione della Crimea ucraina.
Nello stesso giorno, 15 novembre, ha avuto luogo un’altro atto significativo: la Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aia ha giudicato l’annessione russa della Crimea come un “conflitto militare internazionale tra la Federazione Russa e l’Ucraina”.
La risposta di Mosca non si è fatta attendere: il Cremlino ha ritrattato gli accordi firmati a suo tempo a Roma e ritirato la firma per non ratificare lo statuto della Corte Penale Internazionale dell’Onu. L’azione di Mosca, volta a disconoscere l’autorità della CPI, ha creato disappunto nell’UE, così come dichiarato dall’Alto rappresentante per la politica estera europea, Federica Mogherini, che ha sottolineato come, dalla firma da parte russa dello statuto di Roma del 13 settembre 2000, l’UE “ha costantemente sollecitato la Russia a ratificarlo, tenendo conto della speciale responsabilità che la Russia ha in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu“.
In qualità di Rappresentante in Italia dell’Ucraina, sono a considerare, ancora una volta, come la Russia persegua nella sua politica di negazione delle proprie responsabilità, ricordando, che nel luglio 2015 la Russia, abusando del diritto di veto, ha bloccato la decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla creazione di un tribunale Internazionale per indagare la distruzione МН17.
Se da una parte le reazioni del Cremlino sono scontate e prevedibili, nessun’altra ragione può nascondersi dietro tali e tante evidenze se non la ferrea volontà di non riconoscere le proprie responsabilità e di non voler porre fine al conflitto. L’Ucraina chiede che la Federazione Russa, considerate tutte le prove, dirette e indirette, del suo operato criminale a danno della popolazione Ucraina, sia debitamente sanzionata e che continuino ad esservi da parte della Comunità Internazionale l’intento e la volontà di definitiva condanna di Mosca.
18 novembre 2016