Doveva essere un venerdì sera come un altro. Il meteo clemente consentiva di sedersi alle terrazze dei caffè. La vita si svolgeva tranquilla quando giunse l’agenzia: « Sparatoria nel ° arrondissement di Parigi vicino a place de la République ». E la notte del 13 novembre si trasformò in una notte d’incubo.
Facevamo fatica a capire, a realizzare, a mettere insieme le informazioni benché abituati a lavorare nell’urgenza. Mi ricordo le telefonate. N’immaginario popolare un giornalista dovrebbe essere al corrente di tutto in anticipo. Ma aimé non abbiamo la sfera di cristallo. “Un uomo avrebbe sparato con un Kalashnikov, forse più di uno …”
Morti, feriti. I tweet erano confusi. La sola risposta che mi veniva in mente era “Restate dove siete. Non muovetevi da dove vi trovate, possono esserci inseguimenti con la polizia o altri attentati”. Ed era vero… Le terrazze dei caffè come quella del Petit Cambodge o del Carillon erano sotto attacco. Una presa d’ostaggi era in corso al Bataclan durante un concerto. L’11° arrondissement era a sua volta sotto attacco. Ma ecco un’esplosione vicino allo Stade de France durante la partita di calcio Francia-Germania. “Il Presidente Hollande sarebbe stato evacuato”.
Sentivano gli elicotteri, le sirene. Seguivamo i messaggi ufficiali della polizia, i tweet. E poi la consapevolezza della gravità della situazione. Ecco apparire i tweet dei simpatizzanti dell’Isis che, un anno fa, si nascondevano meno di oggi. Si rilanciavano dei messaggi che venivano dall’’interno del Bataclan dove gli ostaggi erano freddamente abbattuti.Ed ecco apparire l’hashtag #Parisunderattack creato dai jihadisti che, da qualche giorno lasciavano intendere la loro volontà di attaccare Parigi.
Nel mese di maggio 2015, il jihadista “Omar” dava già indicazioni su Parigi dicendo che i nostri luoghi di svago rappresentano l’immoralità occidentale.
Ieri sera il Bataclan è stato inaugurato con un concerto. Oggi i rappresentanti politici hanno fatto un pellegrinaggio sui tre luoghi degli attacchi ed una targa è stata posta in memoria delle vittime del 13 novembre 2015. Ma non è il giorno giusto per le polemiche politiche.
Ho riletto il primo articolo che avevo scritto quella maledetta sera e mi sono accorta che è pieno di errori di ortografia. Potrei correggerli ma no… oggi che con Internet correggiamo con un colpo di tastiera preferisco lasciare quegli errori come quando scrivevamo su carta e le lacrime che cadevano quando scrivevamo di catastrofi macchiavano l’inchiostro… Quelle macchie di violenza nelle nostre memorie avrebbero potuto essere evitate se…?
Luisa Pace