Renzi va alla Casa Bianca a pranzo con Obama.
Un incontro simile si direbbe di “fine carica” per ambedue. Ma, è più che evidente, è un pranzo elettorale.
“Escusatio non petita, accusatio manifesta” si diceva quando si faceva sfoggio del latino come ora dell’inglese (ma con una certa maggiore proprietà) Renzi, mette, come si suol dire, le mani avanti: “non lo faccio per me, non lo faccio per il governo, lo faccio per l’Italia…”. A parte un certo significato della frase che farebbe di questo pranzo un tormento eroicamente sopportato, questi sono solo un’altri po’ di centimetri del naso di Pinocchio che cresce in continuazione.
Renzi vuol far capire con questo pranzo così altruisticamente ed eroicamente affrontato, che Obama, l’America lo apprezza e con lui la sua “personale” riforma costituzionale e, quindi il SI al referendum, eugualmente (da lui) “personalizzato” malgrado la dichiarazione di pentimento.
Obama, da parte sua, si sobbarca a questo pasto così noioso proprio “per l’Italia”, per gli Italiani. Quelli che, oramai cittadini americani, dovranno votare proprio un mese prima del nostro referendum e che, ignari di che razza di impostore sia Renzi, sanno solo che è quello lì che rappresenta l’Italia. Così spera di tirarli dalla sua parte, cioè dalla parte della democratica Clinton.
Ci sarà più ipocrisia attorno a quella tavola che in ogni altra occasione.
Che almeno il menu incontri i gusti dei due oramai quasi ex sulle loro rispettive cariche e delle relative signore.
Buon appetito!
Mauro Mellini