Contro la formulazione del quesito per il referendum costituzionale del 4 dicembre, fatta in modo da farla risultare “apologetica” della (invece) sconcia riforma, sono stati formulati vari ricorsi, di cui almeno uno di indiscutibile fondamento.
C’è il pericolo, però, che il TAR, un po’ per lavarsene le mani, un po’ per rendere un servizio a Renzi, voglia cavarsela rimettendo la questione alla Corte Costituzionale, così da far “saltare” intanto, la data del voto.
Ai ricorsi veri se ne è aggiunto uno che ricalca la tesi ossessivo-demenziale dei cosiddetti “radicali italiani”: lo “spacchettamento”.
Non so chi sia il Cliente, ma l’Avvocato è Onida, che comunque nei confronti dei radicali e cosiddetti tali dovrebbe avere motivi di riconoscenza.
Infatti, oramai deciso a sciogliere il Partito che gli andava stretto, (avendomi anche cacciato perché mi opponevo a ciò) Pannella chiese ad Onida un “parere giuridico pro veritate” su come e con quali effetti si deve sciogliere un partito.
Il futuro giudice costituzionale non si fece scrupolo a fornirglielo e, “pro veritate” gli presentò una parcella di 30.000.000 (trentamilioni) di lire che gli furono pagate sull’unghia.
Mauro Mellini