La citazione di Marco Tullio Cicerone dovrebbe far riflettere tutti.
Il 25 Luglio del 2011, il caporalmaggiore David Tobini, parà della Folgore, cadeva in Afganistan immolando la propria vita per salvare quella degli altri commilitoni sotto attacco da parte dei ribelli afghani. 41esimo caduto in Afghanistan. Un numero, soltanto un numero.
Eppure, che David Tobini non fosse soltanto un numero, lo dice anche la motivazione della Medaglia d’Argento al Valor Militare, assegnatagli in data 6 maggio 2013: <<Paracadutista impiegato in un’attività operativa, riceveva il compito di coprire il fianco del dispositivo amico da posizione a lui assegnata. Investito da intenso fuoco ostile, reagiva con l’ arma in dotazione esponendosi più volte, incurante della sua incolumità, al fine di garantire la sicurezza dei propri commilitoni. Durante l’ennesimo tentativo di debellare la proditoria azione avversaria veniva mortalmente colpito. Fulgido esempio di graduato paracadutista che immolava la propria vita ai più alti principi militari>>. Khame Mullawi – Valle del Morghab (Afghanistan), 25 luglio 2011.
Con la stessa onorificenza vennero insigniti anche gli altri due commilitoni di David.
David Tobini era un giovane che credeva nella divisa che indossava, nell’amicizia e in tutti quei valori che per lui contavano più della sua stessa vita.
David non era un numero, non lo era per il suo coraggio, per l’eroico gesto, per la mamma che in quel maledetto giorno ha perso il suo ragazzo, per i tanti che hanno sottoscritto una petizione, inoltrata al Capo dello Stato, affinché venisse insignito della Medaglia d’Oro al Valore Militare.
Ma quell’assurda burocrazia che ha ostacolato persino l’ampliamento di una tomba o l’intestazione di una scuola, risponde con il linguaggio freddo e formale di quelle istituzioni per le quali poco contano le gesta di un eroe e i sentimenti di una mamma:
“Comprendo, mi creda, le motivazioni che l’hanno indotta a rivolgersi al Capo dello Stato. Purtuttavia, devo rappresentarLe che questo Segretariato Generale non ha titolo ad intervenire nelle determinazioni assunte dalla commissione a suo tempo nominata in seno al Ministero della Difesa, per la valutazione delle onorificenze al Valor Militare da conferire, nel rispetto dell’autonomia funzionale del predetto Dicastero e delle previsioni di legge regolanti la specifica situazione, in merito alla quale, sulla base di quanto appreso da questo Ufficio, Le è stato fornito un riscontro tecnico da parte dello Stato Maggiore dell’Esercito, nel corso del 2014”.
Una risposta fredda, più fredda del marmo all’interno del quale giace David Tobini,alla quale risponde Annarita Lo Mastro, madre del 41esimo caduto in Afghanistan:
“Leggendo tale motivazione per cui cadde questo ragazzo e leggendo le risposte che mi vengono date , resto perplessa nei confronti di un’ Italia che non rispetta tale gesto.
Non si può paragonare un morto ad un vivo, e seppur volessimo considerare gli atti dobbiamo soffermarci a quanto segue:
Se questo “41esimo”, non avesse compiuto tale azione, “esponendosi più volte,incurante della sua incolumità per salvaguardare il fianco del dispositivo amico”, quali medaglie e quante medaglie sarebbero state elargite?
Se non si fosse esposto come tale motivazione racconta, cosa sarebbe accaduto?
Non mi sento umiliata, perché da tempo conosco il riconoscimento verso chi é rimasto, mi sento agguerrita, e non permetterò che la memoria di quel semplice Caporal Maggiore , ma dal coraggio indescrivibile, venga considerata a ” piani inferiori”.
Fa parte di una truppa, ma quella truppa ha permesso ad un Italia di riempirsi di gloria in nome di chi ha versato il sangue, in cambio di una considerazione che non è tutto…. Il tutto che Lui invece ha donato.
Faccio parte dell’Italia che chiede, ma che tutto ha dato.
Voglio l’onore ed il riconoscimento dovuto, per depositarlo su una tomba che porta l’età di 27 anni regalati ad un Italia irriconoscente. Gradirei che i rappresentanti istituzionali partecipassero a questa mia legittima richiesta – come allo stesso modo parteciparono ad un funerale del 27 luglio 2011.”
“La nazione che dimentica i suoi eroi sarà essa stessa dimenticata” – Calvin Coolidge, 30° presidente degli Stati Uniti.