(Che s’ha da fa’ pe’ campa’)
Ha dovuto fissare la data del referendum.
Ha l’acqua alla gola, non sa più “a quale santo votarsi”. Vuol far capire che no, non è il caso di cacciarlo via, proprio “sotto Natale” perché lui è buono e ci garantisce tutto e di più e, in fondo che ci chiede? solo una Costituzione fatta per lui, per il suo partito, anzi per “il Partito della Nazione”.
Di qui al 4 dicembre ci prometterà tutto ed il contrario di tutto: abbassamento delle tasse, aumento degli stipendi e delle pensioni, posti di lavoro per i giovani e per gli anziani, contributi, opere pubbliche, appalti, sgravi fiscali.
Promette e promette, sospirando e mormorando tra i denti “che s’ha da fa’ pe’ campa’” (tradotto in toscano). Quanto, poi, a mantenere le promesse, se gli allocchi abboccheranno, chi se ne frega.
Se poi, invece, vince il NO, dirà che quello è il motivo perché tutto quel ben di Dio va in fumo.
Siamo all’inizio e già ha difficoltà ad inventare nuove promesse. E’ già arrivato a rispolverare il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, messo da parte, deriso, demonizzato quando il Partito dei Magistrati destituì Berlusconi, che lo aveva concepito. E lui, Renzi, era stato tra quelli che ne avevano detto “peste e corna “…giudizi salaci degli ambientalisti e della Sinistra…”.
Ma con la riforma della Costituzione e per vincere il referendum, anche il Ponte della megalomania torna buono. Nell’angoscia della sconfitta imminente, tra i sospiri per essersi messo al collo il cappio della “personalizzazione” del referendum, il Ponte sullo Stretto “fa brodo” prometterlo.
Il Ponte dei Sospiri (di Renzi).
Mauro Mellini