Fate bene attenzione, perché potrebbe essere la mia unica recensione positiva ever.
Questo non è un film, ma un viaggio nella memoria, nella musica, nei sentimenti.
Non c’è un solo fotogramma inutile, non c’è un secondo di questo meraviglioso documentario che non strappi un’emozione al vecchio fan.
Non c’è neanche una canzone, un sorriso, un gesto dei fab four che non ti inondi di malinconia, e di rimpianto per non essere abbastanza vecchio da averli visti tutti insieme, sul palco, con quei ridicoli abiti tutti uguali e gli stivaletti a punta.
Questo film è la storia della mia vita, e la storia della vita di centinaia di milioni di persone di tutte le età, tutte diverse tra di loro, ma unite nella passione per questi quattro ragazzi, che da adolescente consideravo i miei fratelli maggiori, e oggi sono i miei figli scapestrati.
Perché io sono cresciuto, maturato, e forse invecchiato, ma loro no: loro sono sempre quattro adolescenti che agitano la testa e che urlano “yeah yeah yeah!” facendo impazzire e lacrimare torme di ragazzine.
I Beatles hanno afferrato tre generazioni per la mano e le hanno portate fuori dalle secche della guerra, del terrore, del razzismo, della povertà.
Ci hanno guidato attraverso un sogno, per poi insegnarci il raziocinio.
Sono stati i nostri genitori virtuali, i leader inconsapevoli forse del cambiamento epocale della civiltà occidentale.
Rivederli oggi fa tenerezza, perché certi sogni li abbiamo persi con loro; guardare Paul che dimostra tutti i suoi seventy-four, dieci in più dei sixty-four che aveva messo come obiettivo della vecchiaia, fa male al cuore, perché vorremmo vederlo ancora con gli occhioni spalancati e le sopracciglia inarcate ridere al microfono mentre John sbaglia le parole, e saltellare in diagonale per i palco al ritmo di canzonette semplici ma immortali.
Affrontare questo film significa per quelli come me guardarsi dentro, e ancora una volta risentire di nuovo le parole di John ai suoi fan poco prima di essere ucciso: “Eccoci di nuovo qua, come state, siamo cresciuti insieme”.
Solo che non è vero: noi siamo invecchiati e loro non ci sono più e tornare indietro non si può.
Guardare questo film significa sottoporsi a due ore di lentissima, inesorabile, meravigliosa tortura.