Il polverone suscitato dalla decisione del sindaco di Cannes di vietare il “burkini”, ossia il costume da bagno integrale è insostenibile e pericoloso. In nome del timore dell’islamofobia si dovrebbe lasciar spazio a tutto e dimenticare ancora una volta tutte quelle donne che il burqa vorrebbero strapparselo e che un tempo giravano per le strade afgane, e non solo, vestite come noi occidentali? Il sindaco David Lisnard ha deciso di vietare l’accesso alla spiaggia a chi non ha un abbigliamento rispettoso della morale e della laicità? Cosa c’è di terribile in tale decisione? Il burkini è un’ostentazione religiosa e, di questi tempi, anche il simbolo di una presa di posizione comunitari sta. Non è stato vietato il velo. E’ stato vietato una sorta di costume da bagno studiato ad hoc per le donne che abitualmente indossano il velo integrale.
Ormai siamo in preda al timore di dire le cose come stanno per non offendere. Ma non offendere chi? Le donne alle quali viene imposta con violenza una tenuta vestimentaria in paesi ormai sotto la coppa di fanatici estremisti? Si dovrebbe chiedere il parere delle donne turche che vivono in un paese che Erdogan sta trascinando al nazional-islamismo e che rischiano quindi di vedersi presto imporre una tenuta consona al regime.
Dove sono le femministe che volevano conquistare nuovi diritti per le donne? Le stesse battaglie che ci hanno liberate da tanti tabù non valgono anche per le donne musulmane? Le donne musulmane appunto, che si limitano al velo. E che si smetta di dire i “musulmani moderati”. Esistono i musulmani veri ed esistono i fanatici radicalizzati in nome di una lettura del Corano e degli adit che inneggia alla violenza ed alla sottomissione della donna.
Quando nel 2010 la Francia votò la Legge contro il velo integrale nei luoghi pubblici alcuni Imam, dissero che era giusto e compatibile con il Corano. Furono pochi, troppo pochi.
Oggi stiamo anche affrontando un pericolo terrorismo che sembra essere sfuggito d’occhio ai cosiddetti opinionisti e forse di mano a chi dovrebbe contrastarlo. Che una donna vada in spiaggia in burkini non è per se stesso un’aggressione terroristica, ci mancherebbe altro, ma tale sfoggio dimostra una presa di posizione che non deve piacere. Non ci piace perché le donne musulmane frequentano le nostre spiagge come tutte le occidentali, salvo forse con più pudore, e non disturbano nessuno.
Il 9 luglio 2009, Elisabeth Badinter, donna di sinistra, scrittrice, filosofa e femminista scrisse una meravigliosa lettera pubblicata sul Nouvel Observateur ricordando che “le più alte autorità religiose musulmane hanno dichiarato che gli abiti che coprono la totalità del corpo e del viso non provengono dal comandamento religioso ma dalla tradizione wahhabita”.
Sempre Elisabeth Badinter, donna lungi dal farsi influenzare dal politicamente corretto, ha appoggiato la proposta di boicotto delle marche occidentali che hanno lanciato delle linee di abbigliamento islamico destinate alle donne lanciato dalla socialista Laurence Rossignol.
Oggi delle associazioni insorgono contro la decisione del sindaco di Cannes. Feiza Ben Mohamed, portavoce della Federazione dei musulmani del Sud ha annunciato che si tratta di “una tappa verso l’islamofobia e l’esclusione”. Eppure è una donna.
Turba ancor più la dichiarazione della Lega dei Diritti Umani che parla di “repressione”. Coprire da capo a piedi una donna non è una forma di repressione?
Le due associazioni si appellano alla giustizia ma in nome di cosa? Di quale libertà? Hanno forse perso ogni cognizione di rispetto della donna?
Così pare e questa tendenza non può che portare a maggiore intolleranza nei due sensi.
Un tempo le femministe volevano bruciare i reggiseni, ora lasciano coprire le donne da capo a piedi? Sarebbe più intelligente invece fare un lavoro serio ed approfondito per spiegare il perché il “burkina” va contro i diritti e la libertà della donna.
Luisa Pace
L’appello del 2009 di Elisabeth Badinter
Après que les plus hautes autorités religieuses musulmanes ont déclaré que les vêtements qui couvrent la totalité du corps et du visage ne relèvent pas du commandement religieux mais de la tradition, wahhabite (Arabie Saoudite) pour l’un, pachtoune (Afghanistan/Pakistan) pour l’autre, allez-vous continuer à cacher l’intégralité de votre visage ?
Ainsi dissimulée au regard d’autrui, vous devez bien vous rendre compte que vous suscitez ladéfiance et la peur, des enfants comme des adultes. Sommes-nous à ce point méprisables et impurs à vos yeux pour que vous nous refusiez tout contact, toute relation, et jusqu’à la connivence d’un sourire ?
Dans une démocratie moderne, où l’on tente d’instaurer transparence et égalité des sexes, vous nous signifiez brutalement que tout ceci n’est pas votre affaire, que les relations avec les autres ne vous concernent pas et que nos combats ne sont pas les vôtres.
Alors je m’interroge : pourquoi ne pas gagner les terres saoudiennes ou afghanes où nul ne vous demandera de montrer votre visage, où vos filles seront voilées à leur tour, où votre époux pourra être polygame et vous répudier quand bon lui semble, ce qui fait tant souffrir nombre de femmes là- bas ?
En vérité, vous utilisez les libertés démocratiques pour les retourner contre la démocratie. Subversion, provocation ou ignorance, le scandale est moins l’offense de votre rejet que la gifle que vous adressez à toutes vos soeurs opprimées qui, elles, risquent la mort pour jouir enfin des libertés que vous méprisez. C’est aujourd’hui votre choix, mais qui sait si demain vous ne serez pas heureuses de pouvoir en changer. Elles ne le peuvent pas… Pensez-y.
Elisabeth Badinter