A voler seguire i discorsi dei magistrati, di quelli “impegnati”, che con frequenza crescente ci fanno conoscere le loro inappellabili opinioni su ogni questione della vita sociale e politica del Paese, si arriva ad una conclusione allarmante, che va oltre la constatazione di un atteggiamento intollerante, prevaricatore, supponente e sostanzialmente eversivo.
Queste sono tutte valutazioni che noi, che intolleranti e prevaricatori non siamo, riteniamo ben motivate e fondate, ma che sappiamo essere respinte dai magistrati stessi che, in genere, dopo avere detto e fatto tutto quello che dicono e fanno, si dichiarano “povere vittime” della prevaricazione altrui.
C’è invece una conclusione che certi magistrati non smentiscono, ma che, invece, nasce proprio dalle loro smentite.
Sì, le smentite che il giorno dopo intervengono disinvoltamente a cercar di negare quello che hanno detto il giorno prima.
Quale è la conclusione? Bè… mi pare ovvia: che i magistrati hanno una certa tendenza ad essere bugiardi.
Non è da escludere che la stampa deformi qualche loro dichiarazione.
Ma è possibile che la stampa diventi più bugiarda del solito proprio quando si tratta di riportare le sparate dei magistrati, nei confronti dei quali è sempre così prona, leccapiedi etc. etc.?
Tutto lascia ritenere che ad essere un pochetto (diciamo…un pochetto) bugiardi siano proprio certi magistrati chiacchieroni.
Bugiardi e, magari, un po’ vigliacchetti: tirano il sasso e nascondono la mano. Negano, rivoltano o cercano di rivoltare la frittata etc. etc.
Via, non è un modo di comportarsi proprio da sacerdoti della giustizia. Se lo fa un uomo politico o, comunque, un indagato, proprio loro lo bollano con i termini più duri.
A leggere le loro sentenze, le loro requisitorie, se ne ricava che debbono essere uomini (e donne) tutti di un pezzo, per i quali la verità è una e non si può scherzarci sopra.
Poi parlano di politica, sputano sentenze secondo le dottrine della loro “corrente” e, se le reazioni sono tali da far temere che non vada liscia, disinvoltamente smentiscono. Non hanno mai detto quelle parole. La stampa, i presenti, le registrazioni confermano. E loro niente. Non hanno parlato e se hanno parlato hanno parlato d’altro.
“Errare humanum est, perseverare diabolicum”. E’ forse una interpetrazione di comodo di questo aforisma che li spinge a così facili smentite? O, invece, questo consente loro di perseverare…nel dire bugie?
Mauro Mellini