Credo sia doveroso rilevare da parte mia che da Emma Bonino, e mi pare sia da aggiungere “soltanto”, è venuta una parola di verità, in mezzo all’apoteosi che ha salutato la fine di Marco.
A Piazza Navona Emma ha voluto ricordare che, in passato, Marco Pannella aveva, invece, ricevuto insulti (ed abbiamo ricevuto, quando e finché siamo stati con lui).
Non è questo un modo per respingere o di menomare l’affettuoso, unanime saluto, che non ha precedenti, anche se quelle parole, a mio avviso dovute, ne sottolineano l’ipocrisia di molti che si sono uniti all’unanime cordoglio.
Non è avvenuto solo per i funerali, secondo il noto aforisma “de mortuis nisi bonum”. Marco Panella da molti anni raccoglieva apprezzamenti, ammirazione, esaltazione da ogni parte: da personalità politiche, dalle massime autorità dello Stato e dalla Chiesa. E’ da sottolineare da molti anni, cioè da un certo momento a questa parte. E si deve sottolineare, quindi il diverso (assai diverso) atteggiamento nei suoi confronti prima di allora, rispetto a quanto è avvenuto poi.
Tra l’altro, se è vero che Marco amava la verità e, magari, quel certo “diritto alla conoscenza”, è addirittura doveroso sottolineare quel cambiamento di atteggiamenti nei Suoi confronti.
Bene, benissimo ha fatto dunque Emma Bonino a ricordare tutto ciò.
Non sembra però che Emma si sia posta il problema, si sia chiesta la spiegazione di quella metamorfosi, questione che, del resto, non avrebbe mai dovuto porre in questa sede.
La ragione credo sia evidente.
L’ipocrisia non è cosa che sia frutto del caso, che non abbia ragioni, che tali sono per gli interessi degli ipocriti.
Marco Pannella ha cominciato ad essere universalmente esaltato e fatto oggetto di ammirazione invece che di insulti (che l’aver condiviso con Lui molto ci onora) nel momento in cui a tutti è apparso evidente che non era, o non era più un uomo politico. E non aveva più al suo seguito un partito, quale era stato il Partito Radicale, che davvero Egli aveva sciolto quando aveva voluto proclamarne il carattere “transpartitico” e “transnazionale”, con tutti i bizzarri corollari e le falsificazioni di quella scelta. Un documento lo comprova: la lettera aperta che io mandai al Segretario Stanzani contro lo scioglimento, che oggi da qualcuno è stata ritrovata.
Direi che questa coscienza del carattere oramai non politico del Personaggio, delle sue “lotte”, delle sue prediche, fatte col rischio stesso della vita, Marco stesso, paladino dell’integrale politicità anche della vita privata, non ebbe mai piena coscienza, almeno nel senso di misurare effettivamente con la realtà quanto andava facendo. Ciò non fu recepito facilmente non solo da quel pugno di seguaci che non aveva allontanato da sé, ma neanche dal cosiddetto “mondo politico” e da quello giornalistico, avversario.
Studiare questo fenomeno della non politicità sopravvenuta, le sue implicazioni e, di contro, il fatto che, poi sia pure con ritardo, la realtà fu avvertita anche da quelli che gli erano stati più ostili e sprezzanti avversari, sarebbe stata e sarebbe ancora, un’indagine tutt’altro che inutile.
Quando, dunque, questa fuga dalla politica fu manifesta, cominciò l’ipocrito, interessato generale sfruttamento insito nell’esaltazione della figura e delle iniziative, anche delle più discutibili ed indecifrabili, di Marco. Ed iniziò anche, non più frenata dallo scetticismo e, magari, dall’ironia alimentata dai suoi antichi “avversari”, un’ammirazione assai diffusa tra la gente che, forse meglio interpretò proprio il carattere non politico di questo Personaggio meglio o più sinceramente di quanto abbiano fatto giornalisti ed uomini delle istituzioni. Ammirazione per i metodo di sacrificio e di rischio, che superarono ogni valutazione critica del merito delle sue prediche, senza una vera adesione a quanto andava predicando.
Capire realmente Pannella credo sia necessario per capire gran parte della realtà politica (è tutt’altro che un controsenso rispetto a quanto precede) e culturale del nostro tempo.
Un’esigenza che, per un verso non può essere affidata agli ipocriti estimatori, né a quanti veramente lo amarono e ne condivisero il meglio o il peggio delle sue iniziative, cui il dolore della perdita per un bel po’ farà da schermo alla necessaria obiettività di uno studio così importante.
Vedremo, anzi, scusate, vedrete tutto ciò. Spero che questa mia appassionata rievocazione possa essere in futuro non inutile proprio a chi vorrà, potrà e saprà compiere questa ricerca.
Del resto, oggettivamente, ad essere ammirevoli furono sempre l’impegno ed il coraggio di Pannella, mostrati nell’affermare certi magari assai vaghi e discutibili ideali, non ciò che Egli sosteneva e per il quale pareva volersi immolare che la gente poco capiva anche perché confuso ed astratto.
Mauro Mellini