L’italiano è importante, come mi ha fatto notare qualcuno, quindi io non dico “sto con Augias”.
Perché non sto con nessuno, talvolta neanche con me stesso.
Ma in questo caso specifico, il caso disgraziato di Fortuna, ho assistito ad un linciaggio di un vecchio giornalista, che se vogliamo ha il solo vizio di essere piacionicamente gagà, che ha espresso un concetto molto chiaro e per me condivisibile.
Intanto sarebbe bene non fidarsi del “sentito dire” e di ascoltare la clip per intero, sono solo 50 secondi.
Di cosa è accusato Augias?
Di “giustificare” in qualche modo chi commette reati contro l’infanzia, alla stregua di chi dice “aveva la minigonna, se l’è cercata”.
Certo, detto da un uomo di cultura e giornalista esperto come lui sarebbe un vero orrore.
Ma ha detto questo? Intendeva dire questo?
E soprattutto: vale la pena ragionare su quello che ha affermato Augias?
Beh intanto cominciamo con il dire che il suo pensiero è difficilmente interpretabile in questo senso.
Augias ha espresso stupore per il contrasto stridente tra una statuetta di padre Pio, che esprime devozione cattolica, e come “è stata pettinata” la bambina.
Una bambina che “si atteggiava come una ragazza di sedici anni”.
E ancora
“Questo stridore mi fa pensare che anche lì si erano persi i punti di riferimento”.
Ecco cosa dice Augias, una cosa che tutti noi, genitori di bambine o ragazzine adolescenti vediamo tutti i giorni: la tendenza ad uno sviluppo troppo precoce; il desiderio di molti genitori – o il mancato controllo che è la stessa cosa – di vedere la propria figlia come una piccola diva, magari nella speranza che abbia successo con la bellezza; l’emulazione reciproca tra madri e figlie, entrambe vittime di modelli televisivi e da rotocalco.
E poi, dietro, la statua di Padre Pio.
In nessun passaggio, da nessuna parte, e che io sappia in nessun momento della sua storia personale, Augias suggerisce che questo atteggiamento possa essere causa o peggio giustificazione di un atto violento.
Non lo dice e non si può evincere. Punto.
Ma io dico di più: il dolore immenso che prova una madre di fronte alla perdita di un figlio, aggravato se possibile dalla responsabilità di qualcuno che vede i bambini come oggetto sessuale (e non soggetto, perché NESSUNO deve pensare che bambini o adolescenti possano essere soggetto sessuale), deve farci capire alcune cose, che Augias implicitamente ci suggerisce.
Che la bellezza non può essere un modello di vita.
Che i bambini devono fare i bambini, avranno tempo per essere uomini e donne, sperabilmente migliori di noi.
Che noi genitori non possiamo ignorare che il lupo cattivo esiste. Anzi, sono tanti i lupi cattivi, sono tra di noi, sono insospettabili.
E che non c’è niente di male, anzi lo ritengo un dovere di noi, essere certi che i bambini e le bambine abbiano chiara la differenza tra il bene e il male, e che non venga accelerata la loro maturazione ed esposizione, quando non hanno ancora gli strumenti per difendersi e per capire.
Perché tra Padre Pio e X Factor c’è una sana via di mezzo.