
C’è un sonetto di Gioacchino Belli, in cui si parla di un convegno del “Segretar de Stato de l’Isterno” con l’ambasciatore “de ‘na gran Potenza”, nel quale “scanajorno l’umido e l’asciutto” (esaminava ogni cosa).
“Ar fine su Eminenza uprì la porta
E disse: “Evviva, è combinato tutto
Ne parleremo mejo n’antra vorta!”
A questo sonetto ho pensato sentendo l’incredibile dichiarazione di Alfano resa dopo l’incontro con il suo omologo Austriaco (probabilmente sotto sfratto per l’esito delle elezioni di cui si attende il ballottaggio).
Alfano, con aria solenne e fermo cipiglio ha dichiarato: “Oggi possiamo dire che il muro non si è fatto!” Breve pausa: “Almeno per ora”.
Chiaro? Chiarissimo! Lapalissiano.
Alfano lo chiameremo Lapalisse, il condottiero francese di cui quelli che erano stati i suoi soldati cantavano che prima di morire era ancora vivo.
Anche Alfano, se non un canto, merita almeno un elogio in versi. Peccato che io non sia G.G. Belli. Dovrà accontentarsi di versacci quasi zoppicanti:
Alfano è ritornato
dopo aver chiacchierato
Col Collega straniero
sgridandolo severo
Pel muro progettato
al confine di Stato
Fatto appena ritorno
più o meno a mezzogiorno
La stampa ha convocata
per darle l’imbeccata
“E’ andato tutto bene:
Controparte conviene
“Che il muro progettato
non è ancora elevato
“Possiam dunque dar atto
“che il muro non è fatto
E aggiunge: “Fino ad ora”
E domani? “chi sa?
“Può darsi si farà
(A bassa voce) (Domani è un altro giorno
non me ne frega un corno…)
“Chiarito vi ho benone
qual è la situazione
“A me però la gloria
di cotale vittoria”
In base a ciò che disse
Alfano è Lapalisse.
Mauro Mellini