Nei giorni scorsi, una notizia che avrei voluto e dovuto subito commentare, è rimasta sopraffatta dagli avvenimenti, tutto sommato non molto più significativi, della settimana.
La notizia è questa: In una scuola etc. non so più dove, una alunna ha domandato al professore di musica “Battisti era fascista?”
Battisti Lucio, il cantante. Non Cesare, il martire trentino, ne quell’altro Cesare Battisti, che se ne sta in Brasile latitante, assassino terrorista, protetto da quel governo e da quei giudici.
Apriti cielo! Il professore ha appioppato all’alunna un bel quattro. In storia? Macché! In educazione civica? Neppure! Un quattro in musica. Battisti fascista, anche con interrogativo, alle orecchie dell’irascibile professore suona proprio male. “Era una domanda provocatoria” ha detto poi. Io, che non credo che Battisti fosse fascista, ma solo perché non mi pare che ne avesse la faccia, e che, anche perché da più di settant’anni non frequento le scuole medie, non avrei mai domandato ad un professore se uno che cantava canzonette era fascista, perché non me ne importa un fico secco, mi sto chiedendo: come si fa a dare “tono provocatorio” ad una domanda al più non proprio indispensabile?”.
Ma il fatto grave è che l’episodio ha scosso la pubblica opinione, provocato risposte di “specialisti”, fatte fare davanti ai teleschermi e testimonianze, se non giurate quasi, non sul fatto che nelle scuole italiane vi sono professori un po’ isterici ed alquanto stronzetti, ma sui reconditi atteggiamenti politici di Battisti (il cantante). Il risultato era che no, non era fascista.
Era “apolitico” (sic).
Non credo che, invece interessi nessuno che quella alunna si debba tenere un “quattro” per aver chiesto se Battisti (non Giuseppe Verdi, che era dell’800, o Rossini o, magari Puccini, che morì nel 1924) era fascista. “Con tono provocatorio”, a detta di quell’incredibile professore, che deve avere la provocazione proprio facile.
E non sembra, dunque, che interessi qualcuno il fatto che una domanda in sé assolutamente lecita, anche se non essenziale per la vita di nessuno, possa, chi sa come, essere fatta in modo provocatorio. Questa è la scuola italiana. Questi i professori. Questi i giornali e le televisioni.
Mauro Mellini