Era ricercata su tutto il territorio nazionale in quanto raggiunta da un ordine di esecuzione relativo all’espiazione di una pena di 15 anni e 8 mesi di reclusione, per una serie di reati – per lo più contro il patrimonio – commessi, anche da minorenne, a partire dal 1990 fino al 2013, prevalentemente tra Roma e Provincia, ed in alcuni casi anche in altre città del nord Italia.
La donna 43enne, di origini bosniache, è stata rintracciata all’interno di un campo nomadi sito alla periferia della Capitale ed arrestata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di via In Selci.
La donna è stata notata e riconosciuta dai militari – essendo già stata arrestata numerose volte – mentre stava entrando in una baracca dove erano presenti anche il marito e i figli e, dopo aver tentato di fornire, per l’ennesima volta, le generalità false, ha poi confessato la propria identità e si è arresa ai militari.
Inoltre non è sfuggito agli investigatori che la donna, nel corso degli anni, aveva fornito, sia alle FF.PP. sia alla Magistratura, ben 12 diverse generalità con le quali era stata arrestata, sempre relative a donne originarie dell’est europeo.
Numerose sono risultate le sentenze di condanna in via definitiva contestate alla donna nomade principalmente per reati contro il patrimonio, quali i furti aggravati ed alcune rapine, compiute spesso all’interno di abitazioni ed aventi ad oggetto per lo più denaro contante, oggetti di valore e monili vari.
In estrema sintesi, il provvedimento restrittivo riguarda un “cumulo giuridico” che compendia: 21 sentenze relative a furti aggravati in concorso; 6 sentenze relative a rapine aggravate in concorso; 7 sentenze relative ad evasioni compiute anche durante i periodi in cui era stata sottoposta al regime degli arresti domiciliari.
Dopo il suo arresto è seguita la traduzione presso la Casa Circondariale di Rebibbia, sezione Femminile, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
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17 Dicembre 2024