Ieri sera ho trascorso alcune ore con Giulia Caterina, la mia nipotina di appena 16 giorni. Ti affiorano tanti pensieri. L’educazione, il futuro, la salute. Chissà cosa farà da grande e soprattutto quale mondo gli lasciamo. Mi ritornano in mente le parole di Papa Francesco:“La comunità civile con le sue istituzioni, ha una certa responsabilità possiamo dire paterna – verso i giovani, una responsabilità che a volte trascura o esercita male. Anch’essa spesso li lascia orfani e non propone loro una verità di prospettiva. I giovani rimangono, così, orfani di strade sicure da percorrere, orfani di maestri di cui fidarsi, orfani di ideali che riscaldino il cuore, orfani di valori e di speranze che li sostengano quotidianamente. Vengono riempiti magari di idoli ma si ruba loro il cuore; sono spinti a sognare divertimenti e piaceri, ma non si dà loro il lavoro; vengono illusi col dio denaro, e negate loro le vere ricchezze”. Improvvisamente mi sento un po’ in colpa, non so concretamente per cosa, ma mi attraversa il profondo dubbio di avere dato e fatto “poco”. Bisogna ripensare un mondo diverso, che riesca a dare speranza ai giovani che subiscono la “tirannia” di un capitalismo disumano. Un capitalismo che schiaccia tutto e tutti. Ripensare un mondo insieme agli intellettuali, agli anticonformisti, che nel recente passato, con fermezza introducevano dubbi persino alle certezze ideologiche. Vorrei che gli intellettuali fornissero una voce diversa sui grandi temi dell’economia, della politica, della scuola, del sindacato, in un momento in cui la connivenza e la compiacenza sembrano caratterizzare i rapporti dei nostri grandi media con il potere politico. Vorrei che si facessero da parte i “pavoni” del sapere, ospiti fissi dei salotti televisivi, i “sociologici della comunicazione” che quotidianamente occupano gli spazi tv ma non ci parlano dei temi vitali per la società. Vorrei che si facessero da parte i filosofi dei numeri e tutti coloro che sono troppo accondiscendenti nei confronti del potere del mercato. Viviamo in un mondo privo di sollecitazioni idealistiche , ma chi ce la potrà mai fornire una spinta ideale se anche gli intellettuali gettano la spugna. Vorrei che gli intellettuali, quelli degni di questo nome, costituissero una specie di “fronte” di democrazia viva, democrazia consapevole, richiamando l’attenzione su tutti quei problemi riguardanti non solo l’Italia , ma l’umanità intera, che i mass- media tendono a marginalizzare. Diceva Pier Paolo Pasolini: Scrittore, Giornalista, Regista, Sceneggiatore Italiano “ Un enorme parte degli italiani della classe dirigente sono moralmente degli atrofizzati: dei disperati che si riducono a servi e automi, o che cercano di salvarsi nell’ironia e nel cinismo”. La speranza care Giulia Caterina del mondo è che gli intellettuali veri si sveglino, che si tuffino con le loro “toste” ingerenze nella politica, che riprendino la capacità di fare pressioni sul potere, rivoluzionando le “idee”.
Aldo Mucci