La cittadina di Moiran nell’Isère, dipartimento del Rodano-Alpi, conosce ore di vera e propria guerriglia urbana dalla fine di martedì pomeriggio.
Gravi atti di vandalismo quali l’incendio di autovetture, pneumatici, binari delle ferrovie bloccati, saccheggi, incendi sulla strada dipartimentale che attraversa la città… Anche la mensa della scuola media sarebbe stata incendiata. La prima dichiarazione è stata quella del direttore di gabinetto del Sindaco di Moiran, Franck Longo: “Un centinaio di persone armate di spranghe di ferro blocca la stazione. Tutt’intorno ci sono stati gravi atti di saccheggio, soprattutto nel ristorante che affianca la stazione. Sui binari della SNCF, stanno facendo bruciare delle auto. Stiamo aspettando un intervento”.
Il Prefetto dell’Isère ha momentaneamente interrotto il traffico. Il Ministro dell’Interno Bernard Cazneuve sta prendendo le misure del caso e la situazione è ormai sotto controllo.
Sono arrivati intorno alle 16,00, incappucciati ed armati di spranghe, sembra che ci fossero anche degli infiltrati. Gli autori di questi atti di vera e propria violenza urbana fanno parte della comunità nomade installatasi nella zona di Moiran, che hanno pensato bene di ricorrere alla violenza per chiedere la liberazione di due persone della comunità, ora incarcerate, per assistere al funerale di altri due di loro deceduti in un incidente d’auto il 17 ottobre. Incidente che ha coinvolto tre gitani incappucciati e che indossavano guanti, che rientravano da un furto quando hanno urtato un albero con l’auto, anch’essa rubata. Il quarto passeggero è sopravvissuto. Una delle due vittime dell’incidente era il fratello di un carcerato per il quale viene chiesto il permesso d’uscita. Una liberazione che la giustizia non ha voluto concedere.
Contemporaneamente, una rivolta è scoppiata nella prigione di Aiton, in Savoia, dove uno dei due individui è incarcerato. Parte dei detenuti chiede di accordare il permesso al membro della comunità nomade affinché assista ai funerali fratello. I detenuti rifiutano di rientrare nelle celle ed hanno incendiato alcune zone della prigione. Sembra che del personale del carcere sia rimasto bloccato all’interno.
Della sommossa si stanno occupando le forze speciali giunte da Lione.
Una violenza urbana subito condannata dal Primo Ministro Manuel Valls e da altri rappresentanti politici. Sinistra e destra unita nelle condanne con la sola differenza che i rappresentanti dell’opposizione attaccano anche il Governo. Non dimentichiamo che siamo a meno di due mesi dalle elezioni regionali e le esazioni di questi vandali non possono che peggiorare il sentimento di insicurezza dei francesi i cui voti si stanno spostando a destra per non dire chiaramente al Fronte Nazionale, rovinando il lavoro di coloro che hanno partecipato all’integrazione dei nomadi, molti dei quali si sono ben integrati. Purtroppo, non si tratta della prima azione di questo genere nella zona.
La prova della strumentalizzazione di tali azioni la si trova anche nel susseguirsi di twitter e di commenti sui social network con accuse di lassismo al Governo accusandolo di aver ceduto ai nomadi.
Non si può fare pressione sui giudici del paese, è inammissibile. Al contempo è preoccupante l’effetto che le azioni ed esazioni di martedì potranno avere sulla popolazione nomade che si è sedentarizzata ed integrata nella zona dell’Isère e non solo. La repressione non deve cancellare il ruolo di chi è riuscito a lavorare con successo a questa integrazione.
Analizzando il rifiuto della Giustizia alla richiesta del permesso di uscita per il detenuto non si può dimenticare che il 5 ottobre un detenuto in “permesso” ha attaccato un deposito di gioielli e ferito alla testa un poliziotto lasciandolo tra la vita e la morte.
Altro punto fondamentale che non va assolutamente sottovalutato dopo i fatti di martedì: la situazione delle prigioni in Francia. La sovrappopolazione carceraria è costantemente denunciata, le aggressioni nelle prigioni sono in crescita esponenziale e le condizioni di vita nei penitenziari non possono che rispecchiarsi poi nella vita quotidiana.
I fatti di Moiran non devono essere strumentalizzati per tirare dalla propria parte l’elettorato dei primi di dicembre ma devono essere analizzati per trovare soluzioni di fondo che impediscano un’escalation di violenze e di ghettizzazioni. Dopo la ferma condanna di tali violenze, che fortunatamente non hanno fatto alcuna vittima, sarebbe il caso di passare ad una maggiore prevenzione.
Luisa Pace