Si era dubitato che potesse parlarsi di mafia e che, invece si trattasse della solita corruzione romana, del “magna-magna” cui si è ridotta la politica a Roma come altrove e che la mafia fosse stata tirata in ballo dai magistrati per valersi delle leggi speciali e, soprattutto per fare a meno dell’osservanza di quelle ordinarie.
Ma per Renzi, per Alfano, per questo governo di rottamatori del diritto e di sfacciato abuso della parola “riforme”, se non è “Mafia Capitale” è perché la mafia si è fermata al Lido: è “Mafia balneare”. La mafia si è “infiltrata” ma solo ad Ostia (Municipio X del Comune di Roma). Riformando la già sgangherata legge che avrebbe imposto lo scioglimento dell’Amministrazione Comunale di Roma Capitale, il governo Renzi ha sciolto “l’amministrazione periferica”, cioè Municipale di Ostia. Si rubava a Roma, i contratti e gli appalto fasulli si facevano in Campidoglio. Ma la mafia era balneare ed Ostiense, quindi si è sciolta l’amministrazione delle briciole periferiche, la Circoscrizione X, il Municipio, come da qualche anno pomposamente si chiama la Circoscrizione.
Quanto a Marino ed alla sua Giunta, invece di scioglierli li hanno dimezzati (e più che dimezzati) privandoli di tutte le funzioni nelle quali è più facile e frequente rubare.
Così non si torna a votare, cosa che sta molto antipatica a Renzi, non solo per quel che riguarda il Senato evidentemente.
E Marino, dimezzato ed azzoppato come Sindaco, rimane aggrappato ed inchiavardato alla sua poltrona, accetta di “condividere” le funzioni con il Prefetto, di essere allontanato dal barattolo della marmellata in cui aveva messo le dita o lasciato che le mettessero i suoi compari. Accetta di essere dichiarato inidoneo a rimanere dove c’è da rubare.
Sindaco dimezzato (e peggio che dimezzato). Pare però che non gli ridurranno proporzionalmente l’indennità di carica, che ora diventa una indennità di discarica. Che la percepisca purché rimanendo indecorosamente su quella poltrona non si torni a votare. E’ quindi prezioso per il P.D. e per Renzi, ai quali evita una batosta epocale.
Questi sono gli uomini del P.D., del “partito della Nazione” potenzialmente già “Monocratico”. E questo è il riformismo di Renzi (piaccia o non piaccia a Giuliano Ferrara) rottamare le leggi che ci sono, se no impasticciare con “innovazioni” create con le “prassi” e con la paura del Parlamento e dei Parlamentari di essere mandati a casa. I riformisti veri sono quelli che credono (anche troppo talvolta) al diritto. Renzi del diritto, di cui ignora tutto, non sa che farsene se non proclamare che vuole riformarlo e, magari, metterci qualche pezza colorata. Il genio giuridico servizievole di un Alfano è quello che ci vuole per lui: lo dimostra questo incredibile, ridicolo, inverecondo pasticcio di “Mafia balneare”.
E Marino?

Marino ridotto nelle sue funzioni a quel tanto “in cui è difficile rubare”, per un minimo di dignità avrebbe dovuto dimettersi sbattendo la porta. Non lo ha fatto per motivi ancor meno nobili di quelli che hanno mosso il Governo a fare quel pasticcio.
Con una certa generosità si potrà, d’ora in avanti chiamarlo “il Mezzosindaco”.
Il riferimento alla metà è in altri termini del lessico italiano e professionale.
C’è “mezzomondo” per indicare una grande estensione. E “Mezzogiorno” per indicare l’ora del pranzo ed anche il Sud.
Più confacenti al caso i termini “professionali”: a Roma il ragazzo apprendista muratore si chiama “mezzacucchiara”.
La gente di mare chiama “mezzomarinario” un attrezzo costituito da un’asta con in cime un puntale ed un gancio d’ottone. Serve per afferrare “cime” (corde) oggetti caduti in mare e per non lasciar andar via altre imbarcazioni etc. Ecco, è questo che più si avvicina al “Mezzosindaco”.
Non per l’assonanza tra marinaio e Marino, ma per la funzione lasciata a quest’ultimo: di acchiappare ancora per un po’ l’elettorato, impedendogli di allontanarsi dal P.D. con nuove elezioni. Marino, che oggi non acchiapperebbe più neppure il voto di sua moglie, serve a trattenere la massa dei voti che, se non fosse trattenuta dalla ridicola presenza di quel mezzosindaco-mezzomarinaio che, stando lì sulla metà della poltrona impedisce nuove votazioni, se ne andrebbe via, magari alla deriva. Ma lontano dal fetore del marcio.
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info