“L’Italia ha il dovere di non dimenticare…” ha detto il Presidente Mattarella il giorno del 35° anniversario della strage di Bologna. Questo si può fare perché la memoria esiste e può essere mantenuta. La memoria è anche un dovere per le generazioni future e per rispetto di chi ha vissuto le tante, troppe tragedie della storia. “La verità non va mai in prescrizione” ha aggiunto il Presidente del Senato, Pietro Grasso. Ha ragione Grasso, la verità esiste sempre, a dire il vero non è né legiferabile né prescrivibile, semmai solo insabbiabile.
Hanno ragione entrambi ma annunci come questi, suonano striduli e non per disfattismo ma per realismo. Nel caso della strage di Bologna sono trascorsi 35 anni. 35 lunghi anni di depistaggi, di errori, di un iter giudiziario infinito e pieno di ombre. Non sarà certo l’introduzione de “reato di depistaggio” che darà sollievo ai familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980 né a quelle di stante storie che vedono coinvolto lo Stato italiano sin dal suo nascere.
Ma oggi restiamo a Bologna, dove la domanda resta: “Come trovare il bandolo della matassa che porta alla verità dopo 35 anni di fascicoli e depistaggi?”. La verità non va mai in prescrizione ma può restare ignota anche per sempre, al di là degli annunci ad ogni triste anniversario.
Luisa Pace