Presentazione del libro “Nel cuore di chi resta” (storie di vittime innocenti e di chi non si è arreso al dolore) di Anna Maria De Luca, edito dalla AGON.
La scelta di presentare giorno 12 il libro, in una delle sale del Centro dei servizi culturali di Ragusa, nasce dall’interesse e dalla partecipazione da parte dell’amministrazione locale e dalla collaborazione con le associazioni Avviso Pubblico e Libera.
Ad aprire il convegno, moderato dall’Avv. Piero Gurrieri ( Presidente di Avviso Pubblico), l’Assessore comunale ai servizi sociali, Salvatore Martorana.
L’Avv. Gurrieri coglie l’occasione per ricordare che nell’anno corrente l’associazione Avviso Pubblico darà vita a due concorsi dedicati ai giovani.
Il primo concorso si chiamerà “CHIAMAMI ANCORA AMORE”, un concorso riservato ai giovani delle città del mezzogiorno ai quali verrà chiesto di cercare un coetaneo del presente o del passato, al quale ispirarsi, che nell’arco della sua vita abbia lottato per far rispettare la legge nel senso più ampio della parola.
Il secondo concorso si chiamerà “RAGAZZI IN GIOCO” e sarà tutto basato sul gioco d’azzardo in tutte le sue forme, carte slot machine, gratta e vinci.
Dopo una breve parentesi nel corso della quale ha illustrato la “Giornata della memoria e dell’impegno” tenutasi a Bologna, Gurrieri (ha sottolineato come purtroppo ancora oggi su molti avvenimenti vi è come una sorta di velo, un mistero che non ci permette di sapere… interessi al di sopra della mafia stessa… basti pensare alla trattativa stato mafia.
A Messina – ha continuato il presidente di Avviso Pubblico – in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria al noto magistrato Nino Di Matteo, la presenza istituzionale è stata scarsissima, nonostante testimonianze come quella di Vincenzo Agostino che ha parlato della storia di suo figlio Nino, barbaramente trucidato insieme alla moglie, avrebbero meritato la partecipazione di chi si è invece assentato.
Purtroppo, anche qui in sala si registrano poche presenze. Un aspetto che lascia pensare che il problema mafia a Ragusa non sia molto sentito e che nelle scuole si parli troppo poco del fenomeno mafioso.
La scarsa attenzione da parte della comunità è data anche dal fatto che questi temi non fanno più notizia, li guardiamo con distanza e quasi con abitudine.
L’autrice del libro, Anna Maria De Luca è una docente scolastica e collaboratrice di REPUBBLICA.
Incisive la prefazione e l’introduzione del libro scritte Nino Amadore (Il Sole 24 Ore) e Luigi Berlinguer (docente universitario e Ministro della Pubblica Istruzione dal 96 al 2000), due nomi che non richiedono alcuna presentazione.
Il libro racconta di 26 storie anonime, 26 storie di vita pagate con il sangue, 26 nomi di persone poco conosciute.
Un’indagine eseguita da un istituto di ricerca rivela come il 70% dei giovani ricordino solo i nomi dei morti eccellenti ma anche di questi non riescono a ricordare storia e periodo storico.
Per costruire la legalità bisogna conoscere e ricordare chi il prezzo dell’onestà lo ha pagato con la vita.
Sarebbe significativo, ancora più delle iniziative, costruire dei veri e propri percorsi, duraturi nel tempo, coinvolgendo i docenti e gli alunni.
Il progetto CHIAMAMI ANCORA AMORE prevede anche che un’ala, un’aula o una biblioteca di ogni scuola sia intitolata ad una vittima innocente in modo da ricordare ogni giorno ai ragazzi le storie di queste persone, che non possono e non devono essere dimenticate.
Luigi Turco (Assessore a Grugnasco), di origine nissene racconta:
Al nord adesso si sente parlare spesso di mafia, l’abbiamo taciuta per troppo tempo nonostante fosse ben radicata nel nostro territorio si preferiva pensare che la mafia fosse solo al sud ma le vicende giudiziarie di questi ultimi anni ci hanno smentito.
Avviso Pubblico nasce con l’intento di stare più vicino alle amministrazioni e alle regioni.
L’intento è quello di portate il progetto CHIAMAMI ANCORA AMORE a livello nazionale.
RAGAZZI IN GIOCO, non a caso la scelta del titolo, l’obiettivo è infatti quello di far mettere in gioco i ragazzi parlando di gioco d’azzardo, far capire a loro quale sia la vera fortuna, trovare un lavoro, costruirsi una famiglia.
I giovani non sono come spesso dicono il nostro futuro bensì il nostro presente.
Nel primo racconto del libro si parla del crollo del soffitto di una scuola di Torino.
Il vero modello dei giovani deve essere l’antimafia, l’antimafia che parla di chi è meno conosciuto…
Bisogna aiutare i giovani a non perdersi.
In quanto amministratori hanno una doppia responsabilità nei confronti delle nuove generazioni.
I percorsi, a differenza delle iniziative, si possono estendere meglio al di fuori delle scuole.
È poi il turno di Giorgio (Responsabile di LIBERA dI Vittoria:
Non è facile nella nostra provincia parlare di mafia, gli studenti spesso sconoscono le vicende.
La volontà delle associazioni di collaborare è scarsa.
La mafia si sconfigge solo se si è uniti.
È necessario spiegare ai ragazzi perché bisogna rispettare la legge, non solo spiegare loro genericamente che taluni comportamenti sono vietati.
Tagliente l’intervento di Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei Familiari di vittime di mafia dell’associazione “I cittadini contro le mafie e la corruzione”.
Ciminnisi, dopo aver ringraziato l’autrice per la nobile scelta nello scrivere il libro, racconta la sua storia, racconta dell’incontro con Falcone, della fase processuale e delle dichiarazioni dei pentiti, per poi puntare il dito contro chi avrebbe il dovere di stimolare i familiari delle vittime a costituirsi parte civile nei processi e invece ha creato e mantiene una situazione di disparità tra vittime di serie A e vittime di serie B.
Scuote, e dovrebbe far riflettere, l’affermazione secondo la quale “Provenzano era il braccio armato dello “stato”, quello con la esse minuscola, non quello delle tante persone oneste, alcune delle quali hanno anche pagato con la vita le proprie scelte”.
Racconta di Brusca nel corso dell’interrogatorio in merito alla vicenda del bambino sciolto nell’acido, lui e suo fratello stessero mangiando un panino. Quel Brusca che odia sentirsi chiamare “mostro”, lui che per quel periodo si definisce solo un soldato che in quanto tale eseguiva gli ordini.
Più in generale, sui pentiti Ciminnisi si lamenta del fatto che non hanno mai chiesto perdono alle vittime, lanciando nel contempo una frecciata a quanti attraverso libri e telefilm hanno finito con il mitizzare pentiti e mafiosi.
Non ho mai odiato i siciliani – afferma Ciminnisi – ma provo schifo per i mafiosi. Non ho paura della classica lupara ma del fatto che si parli poco di mafia e della mafia dai colletti bianchi che monta e smonta le leggi come le pare e piace.
Non meno duro l’intervento in materia del “fondo di rotazione” e di come anche le famiglie dei mafiosi possono accedervi senza alcun problema e senza che nessuno ne parli.
Un aspetto sul quale il rappresentante dei Familiari di vittime di mafia è già intervenuto nei giorni scorsi, subendo la censura anche di buona parte della stampa. Forse non è facile entrare nel merito di vicende che possono portare ad inimicizie assai pericolose…
Non meno polemico l’intervento sul mancato riconoscimento di molte vittime di mafia, in particolare i sindacalisti siciliani che nell’immediato dopoguerra pagarono un alto tributo di sangue per le loro lotte. A tal proposito cita Accursio Miraglia, simbolo di molti di coloro che predicano l’antimafiosità, dimenticando che neppure Miraglia è mai stato riconosciuto da uno Stato che si ricorda di lui solo in occasione di celebrazioni che danno visibilità ai tanti politici che fanno passerella, senza rendere onore alla memoria di questi Grandi Uomini.
“Tutto ha un inizio e una fine così anche la mafia – afferma Ciminnisi rifacendosi a una frase di Giovanni Falcone – sta a noi decidere quando finirà.
Tra gli intervenuti, Carmelo Arezzo ( Segretazro Regionale Camera di Commercio) che ci tiene a precisare come non si può dire che Ragusa non ha attenzione per questo tema ma vive una realtà ben diversa e meno angustiata di altre città ma non per questo è poco attenta. Come Camera di Commercio – precisa il segretario – sono sempre stati molto impegnati nell’antiracket, aggiungendo che ha provato un forte disagio quando chi in prima linea è stato scoperto con le mani nella marmellata ( un chiaro riferimento al presidente della Camera di Commercio di Palermo…).
Al termine, la Dirigente scolastica Rosa Messana , invita l’autrice a ritornare, mentre l’Assessore comunale alla Cultura porta i saluti finali e si scusa per le poche persone presenti.
Anna Maria De Luca, l’autrice del libro, annuncia che chiederà all’assessore che ha invitato i Presidi che non si sono presentati di voler dare a lei l’indirizzo delle scuole in modo da poter mandare un libro. Bisogna insegnare ai ragazzi che si può uscire da qualunque situazione – afferma la De Luca – citando per esempio il caso di una maestra in Calabria che ha scelto di educare per ben cinque anni il figlio dell’assassino del marito, poiché vedeva nel giovane la speranza di poterlo ancora cambiare.
Peccato, Ragusa ieri ha perso un’occasione. Ci conforta il fatto che i giovani – quantomeno coloro che frequentano i plessi scolastici i cui presidi avevano ricevuto l’invito a partecipare – avranno modo, grazie alla generosa offerta dell’autrice del libro, di conoscere queste 26 storie di vita pagate con il sangue…
D. M.