Demanio marittimo e concessioni. Lettera aperta di Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia, al presidente della Regione Rosario Crocetta.
L’atteggiamento del presidente Crocetta sulla questione demanio marittimo ci appare incomprensibile. Che sia scarsamente
informato sul caos e l’illegalità che hanno caratterizzato l’uso del demanio in questi anni? Qualora fosse così, proviamo a fare un esempio per chiarirgli come stanno le cose. Nel 2014 abbiamo denunciato alcuni casi, ma per tutti ne ricordiamo uno: lo stabilimento balneare posizionato su un’alta scogliera dalla quale il mare è inaccessibile perché vi insiste un divieto di balneazione per rischio crolli, nei pressi di Terrasini. Ovviamente si tratta di un ristorante sotto mentite spoglie che con la “fruizione del mare” (unica ragione che consente una deroga alla legge che impone l’inedificabilità assoluta nei primi 150 metri dalla battigia – LR 78/76) non ha nulla a che vedere.
Il presidente Crocetta si faccia un giro per le spiagge siciliane, si accorgerà che nella stragrande maggioranza dei casi le concessioni demaniali coincidono con attività di ristorazione, altro che semplici stabilimenti balneari.
La sciagurata legge che governa il demanio marittimo in Sicilia, LR 15/2005, consente di aggiungere tra le strutture alla “diretta fruizione del mare” anche quelle destinate alla ristorazione. Considerata l’esiguità degli oneri concessori, si tratta di una clamorosa concorrenza sleale nei confronti di tutti quegli imprenditori che devono sostenere costi ben più alti in luoghi certamente meno attraenti di una sistemazione in riva al mare. Ed è un evidente raggiro della LR 78/76, il cui vincolo d’inedificabilità nessun governo ha mai avuto il coraggio di mettere in discussione.
Ma per il momento tralasciamo ogni valutazione sul merito di una norma così discutibile. C’è un problema ancora più evidente: la stessa legge prevedeva l’obbligo d’individuare le nuove tipologie d’uso in un’apposita pianificazione, i
Piani di utilizzo delle aree demaniali marittime. Sono passati dieci anni e in tutta la Sicilia è stato approvato solo il piano di San Vito Lo Capo. A chi conviene mantenere il caos e l’arbitrio piuttosto che arrivare a un sistema di regole definito? Un fatto è certo: tutti i ristoranti e le pizzerie che continuano a essere autorizzati sotto mentite spoglie, sono semplicemente abusivi.
L’Assessorato regionale Territorio e Ambiente aveva finalmente deciso di ristabilire un minimo di legalità obbligando tutti, per primi il proprio apparato burocratico e i Comuni, ad applicare correttamente la norma. Oggi viene costretto a fare marcia indietro perché questa sarebbe una “scelta politica”. Certo che lo è! E in un governo che dichiara d’avere la legalità quale stella polare della propria azione, dovrebbe essere una scelta coerente, non eversiva.
Allora ribadiamo la domanda: chi trae vantaggio da questa deregulation? Attendiamo risposte convincenti.