Alcide de Gasperi, Robert Shuman, Konrad Adenauer, Jean Monnet, Altiero Spinelli…
I padri fondatori dell’Europa che hanno firmato il trattato di Roma nel 1957 auspicavano un’Europa unita per un miglior livello di vita di tutti. “Un’Europa pacifica, unita e prospera”.
Purtroppo per noi non ci sono più ed i politici che li hanno sostituiti negli anni non sono stati all’altezza. Hanno massacrato quel gioiello di democrazia che doveva farci entrare in una nuova era.
Anche chi ha paura di quanto succederà ora non può non capire cosa è successo ai greci. Quando si riduce un popolo alla fame, perché di fame e disperazione si parla, non ci si può meravigliare che un giorno si rivolti. Anche persone che non avrebbero mai creduto votare un giorno estrema sinistra hanno messo nell’urna la scheda del partito Syriza. Non il cento per cento dei greci ovviamente, ma abbastanza da far vincere il partito di Tsipras.
Un gran passo democratico nel paese culla della democrazia per chi si ricorda un po’ della storia antica.
No! Non ha vinto l’Euroscetticismo. E no, non è colpa dei greci questa triste svolta. Triste perché è la dimostrazione di quanto abbiano sbagliato i governi europei nel mettere l’austerity prima del benessere dei popoli. Nel voler rilanciare la crescita solo dopo aver fatto stringere la cinghia fino all’osso. I cittadini europei, non solo i greci, si trovano a dover pagare, in moneta sonante, i debiti pubblici creati da governi corrotti e malgestiti. Pozzi senza fine che hanno portato ad un folle aumento esponenziale della disoccupazione, della chiusura di piccole aziende, di commerci. La povertà cresce vergognosamente.
I paesi nordici puntano il dito contro i paesi del Sud, notoriamente più corrotti ed anche meno pragmatici. Non è un’osservazione così sbagliata ma è necessario rispettare il popolo. Non c’è bisogno di essere di estrema sinistra per capirlo.
Ora il dito non deve essere puntato contro i greci che, è vero, hanno ampiamente fatto le spese della disonestà e della corruzione che li ha governati.
Il dito va puntato contro chi ha creato l’euroscetticismo, ossia contro chi per far rientrare tutti i paesi in regole di bilancio irrevocabili li ha strozzati. Va puntato contro i vari Presidenti o Leader che si riuniscono a Bruxelles e sempre più spesso a Berlino. Che rassicurano i propri popoli dicendo che non è più possibile andare avanti con questa morsa che strozza le economie nazionali e che tornano a casa con un “Niet!”.
L’Europa era amata, è diventata fattore di angoscia. Chi non ha una profonda cultura economica dà la colpa all’Euro quando non riesce a pagare le bollette, quando raffronta i prezzi con quelli di prima della nascita della moneta unica. L’Euro è innocente. Non c’è stato alcun controllo anti-trust, i prezzi sono andati a ruota libera passando tra le maglie di controlli ridicoli. Allora, ancora una volta, puntiamo il dito contro chi non ha preso le buone decisioni.
Già da qualche anno si sente un fremito di ribellione. La Grecia ma anche la Spagna, l’Italia, la Francia… i cui popoli scivolano nella povertà. Non è una teoria, basta leggere le spaventose cifre dell’impoverimento.
Ed intanto dobbiamo continuare a fare i bravi cittadini e riempire le casse svuotate da politici, che continuano a svuotarle ed a spendere soldi inesistenti presi da prestiti impossibili da rimborsare che cascheranno sulle spalle dei popoli.
In Spagna il partito Podemos, l’equivalente di Syriza, sarebbe oggi vincente. La sinistra radicale sale. Non è per forza un’ottima notizia, non è detto che sappiano fare meglio di altri. Ma meglio di chi?
Ed a chi si irrita se si punta il dito contro la Germania, contro la Cancelliera Merkel, non si può che rispondere che la germanofobia attuale se l’è cercata da sola, auto-eleggendosi a capo dell’Europa. Perché non si sente più dire “Bruxelles ha detto” ma “Merkel ha detto”. Ormai non si riesce più a capire quando ha ragione e quando no. La Cancelliera reagisce a caldo su ogni dichiarazione. Elargisce pareri su se la Grecia può o meno restare nella zona euro. La sede del Parlamento europeo è a Bruxelles e la concertazione tra i diversi paesi è doverosa. Come è doveroso ascoltare le previsioni e leggere le proiezioni di economisti che lavorano sul campo. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha fatto marcia indietro sulle misure prese “contro” la Grecia. Lo ha ammesso nel 2013 Christine Lagarde: “L’intervento su Atene è servito più che altro a consentire all’Europa di mettere in sicurezza gli altri paesi a rischio“.
Ma se si chiede scusa quando il danno è fatto, soprattutto quando si tratta di un’autorità come il FMI, è ormai troppo tardi. Hanno sbagliato la cura? E ora? Senza contare che si tratta di scuse ormai dimenticate. Negli ultimi mesi quanti hanno fatto calare la paura sui greci lanciando anatemi sulla possibile uscita del paese dall’Europa? La stessa Banca Centrale Europea li ha minacciati di “bloccare i finanziamenti alle banche elleniche se Atene volta le spalle alla troika”.
E ora è probabile che ci siano molte riunioni e telefonate tra i “Capi” dei vari governi europei.
I greci hanno scelto benché preoccupati. Non hanno più nulla da perdere, il sistema può essere spezzato.
E’ a chi si riunisce a Bruxelles che bisogna chiedere come hanno fatto a dimenticare ed a tradire i valori auspicati da quei grandi statisti che furono i “Padri Fondatori”. E’ sempre a loro, i vari capi di governo, che bisogna chiedere come sono riusciti a far nascere l’euroscetticismo, a portarci alla deriva l’Europa e, peggio, a far crescere l’estrema destra, un altro gravissimo problema al quale dobbiamo cominciare a far fronte seriamente!
Luisa Pace