Ciclone. Ma dove sono andati a finire le troupe televisive, gli inviati televisivi delle migliori “marche” tv? Certo, ormai il ciclone è appena passato, l’Italia è stata fortunata, hanno scritto in questi giorni i giornali e i media, il ciclone non è arrivato ma ha sfiorato le nostre coste. Ma Lampedusa? A Lampedusa, tutti dicono la stessa cosa: “una cosa del genere non l’hanno mai vista”. A Lampedusa il ciclone è arrivato facendo anche danni. Diciamo di più, Lampedusa era al centro di un’emergenza, ma i media italiani e non solo loro, ma anche certa politica “merlettata” se ne sono dimenticati, pensando forse che l’Italia qui non arriva. Passato il vento i lampedusani, come hanno sempre fatto, hanno iniziato a sistemare i tetti scoperchiati, a ricostruire i muri abbattuti, a risistemare le barche. Ancora una volta l’isola che c’è, quella vera, con il suo carico di contraddizioni è stata lasciata sola rispetto ai suoi problemi reali che sonnecchiano da decenni. Ora non c’è vento a Cala Palme , a Cala Salinaa Cala Guitgia, ed è tornato il sole, ma restano i soliti problemi di una terra dimenticata per tutto ma non per il suo ruolo di frontiera. Non ci sono tv a raccontare “l’emergenza sbarchi”, a raccontare la “costruita” paura dell’invasione dei migranti . Non c’è stata la solita attenzione rispetto ad un accadimento che invece qualche tardo reflexio dovrebbe farcela fare. A quanto pare, le emergenze sono altre e di Lampedusa se ne parla soltanto quando c’è da commentare “l’invasione”di turno. Basta vedere i telegiornali per rendersi conto che i grandi problemi, come la crisi economica, la crisi culturale che stanno “uccidendo” il nostro paese, spariscono per incanto. Meglio parlare dei “nemici” venuti da lontano. Alza lo share e “anima” la politica. Il ciclone che ha investito Lampedusa è per certi aspetti una regina delle figure retoriche : una metafora. Una retorica della società in cui viviamo. Eppure l’Italia in crisi ha un grande bisogno di concentrarsi e discutere di se stessa a partire proprio dai suoi confini, anche quelli sociali.
Guardando la bella Lampedusa, per un’attimo mi sovviene l’italianissima canzone di Edoardo Bennato: “L’isola che non c’è” che recita: “Seconda stella a destra – questo è il cammino – (……. . ) poi la strada la trovi da te – porta all’isola che non c’è “. Nella canzone l’isola è il simbolo della ricerca della felicità, di un’armonia che non si può raggiungere ma sembra sempre vicina. In fondo abbiamo un po’ tutti bisogno di crederci, di pensare che al di là di tutto ci sono momenti, situazioni nelle quali possiamo davvero raggiungere quest’isola. Chi non ci crede è più pazzo di chi crede perché, in realtà, non vede orizzonti e non guarda oltre. Scrisse Max Horkheimer, Filosofo tedesco: “Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze”. Lampedusa di speranze da realizzare ne ha tante.
Aldo Mucci