Se c’è qualcosa che colpisce e che va oltre gli eccidi commessi dai fondamentalisti islamici in Iraq e Siria, è la capacità dello Stato Islamico di aver saputo costruire una nazione senza territorio, creando illegittimi governi locali, un apparato di intelligence invidiabile e una forza mediatica pari almeno a quella dei partiti politici dei nostri paesi.
L’importanza della comunicazione l’avevano ben compresa da tempo i nostri politici fin da quando passarono dai comizi tenuti nelle piazze cittadine alla tv, strumento in grado di interferire nella vita associata ma anche nel pensiero e nel comportamento di ogni singolo individuo.
McLuhan sosteneva che “gli effetti della tecnologia non si effettuano a livello di opinioni e di concetti, ma alterano costantemente, e senza incontrare resistenza, le reazioni sensoriali e le forme di percezione”, esattamente quello che serve ad un comunicatore che ha necessità di trasmettere un messaggio senza che lo stesso venga recepito in maniera tale da essere oggetto d’analisi.
E cosa può esserci di meglio delle immagini che raggiungono il nostro cervello senza darci neppure il tempo di analizzarle in maniera critica? La spettacolarizzazione della realtà, o a volte anche la sua finzione spettacolarizzata, inchiodano dinanzi al video, che sia pc o tv poco importa, milioni e milioni di spettatori, inconsapevoli vittime di una propaganda che mira a conquistare il pubblico per ottenerne il consenso, attraverso l’uso di immagini i cui contenuti più che alla ragione mirano a suscitare emozioni.
Non dobbiamo dunque meravigliarci se un’organizzazione, terroristica o meno che sia – e parlare di semplice terrorismo nel caso dello Stato Islamico è veramente riduttivo – investe energie e denaro nella comunicazione di massa.
Ecco dunque che come i tradizionali partiti dei paesi occidentali ogni comunicazione visiva contiene bandiere, giovani sorridenti che inneggiano allo Stato Islamico, persone felici di poter dichiarare la propria appartenenza o simpatia per un’organizzazione terroristica che nel massacrare migliaia di persone rappresenta oggi uno dei maggiori pericoli per l’Occidente e forse per il mondo intero. Persino i bambini vengono usati a questo scopo.
Ma cosa si nasconde dietro tanta apparente gioia e sorrisi? Questo è quello che ci siamo chiesti e a cui abbiamo provato a dare una risposta. Ecco quindi la spiegazione all’immagine dei bambini felici che sventolano le bandiere dello Stato Islamico.
Da un video amatoriale girato ieri in occasione della festa musulmana del “Sacrificio” in Iraq e Siria, nel corso della quale vengono macellati molti animali, abbiamo estrapolato queste immagini. La carne degli animali macellata viene divisa agli abitanti della zona e quel che è peggio, i bambini che fanno da corollario alla scena costruita per i mass media, vengono regolarmente pagati per farlo.
Nonostante paga e regalie varie, sui loro volti non c’è gioia ma soltanto un velo di paura.
La propaganda dell’ISIS funziona con le immagini dei loro morti – che vi risparmiamo – i quali vengono ritratti sorridenti e felici per aver conquistato in nome di Allah il loro paradiso con le 72 vergini pro-capite promesse dal Profeta, mentre i morti altrui, orribilmente sfigurati, hanno tutto l’orrore di questo mondo dipinto sul viso, ma non funziona con i bambini che seppure pagati o terrorizzati non riescono a fingere tanta gioia per un periodo così lungo da impedire a chi assiste alla scena di riprendere il momento della loro corruzione e le loro facce perplesse o spaventate…
Gian J. Morici