A riportare la notizia, il sito Antimafiaduemila. Una notizia che lascia esterrefatte molte persone, in particolare nel mondo dell’antimafia e dei familiari delle vittime di mafia. Secondo quanto riportato da Antimafiaduemila, il giudice monocratico di Palermo, Patrizia Ferro, ha condannato a sei anni di carcere per sequestro di persona l’agrigentino Mario Musotto.
Musotto è molto conosciuto nell’ambiente dell’antimafia della città dei templi, dove di recente ha girato il film “Trent’anni di mafia” che a maggio verrà presentato anche in Canada e negli Stati Uniti. Secondo l’accusa Musotto per due anni, dal 2004 al 2006, avrebbe sequestrato un’intera famiglia.
Una storia che ha dell’inverosimile e che neppure Luigi Pirandello, che di Agrigento era nativo, avrebbe potuto mai immaginare.
Musotto avrebbe fatto credere a Vincenzo Balli – con il quale era socio in una società di gestione di spettacoli, la Word Ticket –, e alla moglie di questi, di essere oggetto di pesanti minacce per averlo ospitato e per avergli dato aiuto. Minacce che sarebbero state rivolte allo stesso Musotto per la sua pregressa attività svolta nell’arma dei carabinieri e per il suo impegno nella cattura di pericolosi latitanti di mafia.
Convinto Balli e consorte del pericolo che correvano, i due, con la loro figlia di pochi anni, venivano costretti ad una vita blindata e sotto protezione 24 ore su 24.
A proteggere la famiglia Balli, costretta a vivere con le imposte serrate e soggetta a trasferte in località segrete come nei migliori film di mafia nei quali il protagonista, testimone di un crimine, viene messo sotto tutela, appare una squadra di sedicenti carabinieri coordinati – a dire del Musotto – dal maresciallo Vincenzo Quarta, nome in codice “Orso”.
A scoprire la messinscena realizzata dal Musotto, lo stesso Balli che insospettito dal mistero che avvolgeva l’intera vicenda si è rivolto ai carabinieri, scoprendo così di non rientrare in alcun programma di tutela.
Il Balli apprende inoltre dal “vero” maresciallo Quarta che questi era all’oscuro dell’intera vicenda. Nella circostanza il sottufficiale dei carabinieri verbalizza le dichiarazioni dei due coniugi dando così l’avvio alle indagini che hanno portato alla condanna del Musotto.
Il regista avrebbe poi ammesso di avere organizzato la messinscena ma affermando di essere d’accordo con Balli (all’insaputa della moglie di questi) per sfuggire ai creditori in seguito a una serie di difficoltà finanziarie della società.
Una storia inverosimile i cui contorni sono tutt’altro che chiari.
Oltre a risultare incomprensibili le vere ragioni che avrebbero indotto il Musotto ad organizzare una simile messinscena, c’è da chiedersi chi fossero gli uomini appartenenti alla squadra di sedicenti carabinieri che per due anni avrebbero “tutelato” la famiglia Balli e per quale ragione queste persone si sarebbero prestate al gioco del Musotto.
Quello che purtroppo appare invece chiaro, come talune vicende finiscano con lo screditare il fronte dell’antimafia. Nell’arringa finale l’avvocato Mario Bellavista, difensore di Balli, ha chiesto la condanna di Musotto anche per “eliminarlo dal palcoscenico antimafia, utilizzato da alcuni come esclusiva fonte di business”.
Chissà se nel corso della presentazione in Canada e negli USA del film “Trent’anni di mafia” del regista Mario Musotto il pubblico verrà informato dell’accaduto…
Sulla vicenda è intervenuto con un comunicato stampa Filippo Alessi, presidente dell’Associazione Campo di Note, produttore del film:
“Campo di note, produttore del film “Trent’anni di mafia ad Agrigento”, apprende con rammarico la notizia della condanna inflitta in primo grado dal Tribunale di Palermo al regista Mario Musotto che ha collaborato alla realizzazione del documento in questione.
Considerando che il film è ancora in fase di realizzazione e che il lavoro finora svolto è stato realizzato anche con il contributo di decine di tecnici, attori e professionisti del settore che hanno lavorato alacremente, con passione e sincera motivazione, la nostra società è intenzionata a continuare le riprese e ultimare il prodotto, avvelendosi di un altro regista che è in fase di individuazione, per consegnare il lavoro nei tempi e nei modi programmati, convinti del fatto di stare per realizzare un prodotto di grande interesse storico-documentale.
La nostra società, ringrazia il regista Musotto per la preziosa collaborazione finora offerta, nella speranza che possa, nei gradi successivi del giudizio, dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati”.
gjm