In questi giorni Ipr Marketing, istituto indipendente specializzato in studi sull’opinione pubblica, ricerche sociali ed istituzionali, ha misurato per Il Sole 24 Ore, il gradimento ottenuto dai politici locali. La notizibilità del “Governance Poll” ha avuto una forte diffusione tra i media, ma come spesso accade si è finito per fraintendere i dati riportati, facendo riferimento esclusivamente ad una classifica che dice poco se non ben analizzata. Così è andata per Agrigento, con il sindaco Zambuto che ha dichiarato: “E’ un risultato che mi gratifica, soprattutto dopo i sacrifici di ogni giorno. Il lavoro quotidiano alla fine ripaga”. Ma facciamo chiarezza. L’Ipr Marketing ha effettuato un’indagine sul consenso ottenuto dai sindaci per il 2013, che comparato con quello ottenuto l’anno precedente e con quello del giorno dell’elezione (nel caso di Agrigento 6 – 7 Maggio 2012) ha stabilito i sindaci migliori e peggiori d’Italia.
Nella Città dei templi il campione è stato costituito in ottocento elettori, disaggregati per sesso, età ed area di residenza, ulteriormente divisi per profili socio – demografici per rappresentare meglio possibile l’universo di riferimento. Ma attenzione, la domanda sottoposta è stata unica per tutti gli intervistati, cioè, se si fosse votato oggi, nel giorno dell’intervista, il consenso sarebbe stato espresso a favore o contro il primo cittadino? Quindi, fanno sapere dall’Istituto romano “questa particolare metodologia adottata non deve essere confusa con le intenzioni di voto, in quanto non si è analizzato uno scenario competitivo tra diversi candidati, ma come un ‘indicatore di preferenza’ nei confronti dell’amministrazione in carica. L’indice che ne è scaturito deve essere interpretato come la ‘soglia minima’, insomma lo ‘zoccolo duro’ del consenso da cui partono gli amministratori locali, al netto di quanto può influire una vera e propria campagna elettorale con la presenza dei naturali competitors”.
Dunque, la classifica venuta fuori dallo studio, formata da centodue primi cittadini, vede Marco Zambuto tra i peggiori sindaci d’Italia con un meno dieci per cento rispetto all’anno scorso e meno circa il quindici per cento rispetto al giorno dell’elezione di quasi due anni fa. Il quarantenne ex Dc è stato preceduto solamente dal sindaco di Genova Marco Doria e dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando (vedi foto).
I cittadini avevano riposto non poca fiducia nella capacità degli amministratori locali di sopperire alle criticità dei governi nazionali (spending review, etc). Non a caso molti sindaci, Zambuto compreso, sono stati eletti trasversalmente con percentuali bulgare e con elettori appartenenti anche a schieramenti opposti. Un decremento di credibilità che si riscontra sempre più tra la gente per i tanti problemi irrisolti, per lo scetticismo che ha preso il posto della speranza che Agrigento possa diventare una città normale. E siamo fermamente convinti, non per “sciacallaggio e killeraggio politico”, che se il periodo di effettuazione delle interviste operato dall’Ipr Marketing, avesse compreso il trenta dicembre scorso, giorno della morte di Chiara La Mendola (le interviste vanno dal 25 Settembre al 15 Dicembre 2013), la credibilità del sindaco risulterebbe ulteriormente indebolita.
Come se non bastasse ricorderete che ad inizio dello scorso mese di Dicembre, proprio “Il Sole 24 Ore”, in un report annuale diede un giudizio umiliante alla nostra città per la qualità della vita. E la qualità della vita è l’insieme dei servizi resi alla popolazione. Quelli offerti agli agrigentini sono quasi da ultima città d’Italia, appena meglio di centri urbani come Napoli e Vibo Valentia. Meriterebbero di più i nostri concittadini soprattutto per le pesanti imposizioni fiscali decise dall’amministrazione in carica.
Contestualmente ai dati pubblicati da Il Sole 24 Ore questo e lo scorso mese, Paolo Grassi su Corriere Economia, commentava i risultati di uno studio di Confindustria con un “indicatore di sviluppo economico e sociale” che raggruppa ben quindici variabili e che rende l’idea delle condizioni di un territorio. Si tratta un indicatore più efficace del Pil, che cerca di essere al passo con l’evoluzione dei tempi e che appare utile per le decisioni politiche. Dallo studio viene fuori una graduatoria di centodieci città, che vede Agrigento al centoottesimo posto, prima di Crotone e Enna. Una posizione che dice tutto e che lasciamo ai commenti di ogni lettore, sindaco compreso.
Potremmo continuare con altri studi che vedono Agrigento occupare le ultime posizioni di diverse graduatorie. Lo riteniamo un esercizio ridondante. Ma corre l’obbligo chiederci: Quale attrattività, quale futuro attende Agrigento di fronte all’inerzia di un Comune che non è stato in grado di tappare una buca pericolosa…? Di assumere atteggiamenti decisi nella salvaguardia di manifestazioni culturali di antica tradizione – come il convegno sugli studi pirandelliani dopo quarantanove anni spostato a Terrasini – perdendo anche il “flusso economico” di ottocento convegnisti? Di porsi interlocutore attento e tempestivo nell’affrontare le esigenze sportive, culturali e sociali della città e di quant’altro? I grandi consensi si possono ottenere, ma si è credibili quando si mantengono…i sondaggi lo dimostrano!
Rogero Fiorentino